Suolo e rifiuti – Clini chiede all’Europa una deroga al patto di stabilità
Per “curare” il nostro territorio servono 40 miliardi in 15 anni: il ministero dell’Ambiente pensa a uno schema pubblico-privato. Dalla Liguria e dalla Sicilia due storie di prevenzione fatta bene e low cost
Doppio ultimatum da Bruxelles all’Italia sul fronte ambientale: un richiamo sul dissesto idrogeologico e un altro sui rifiuti. Roma ha due mesi di tempo per rispondere, prima che la Ue ricorra alla Corte di giustizia europea. Ma il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha già chiesto alla Commissione una deroga al patto di stabilità per poter intervenire a protezione del suolo e nella gestione dei rifiuti oltre le discariche. E ha avvertito che il governo è pronto con un provvedimento sulle discariche abusive e per prevenire l’emergenza rifiuti a Roma.
In una lettera inviata ai commissari europei per il Clima e l’energia, Connie Hedegaard, e all’Ambiente, Janez Potochnik, il ministro ha chiesto lo sblocco delle risorse in deroga al patto di stabilità, tenendo presente la “priorità degli interventi” contenuti nel piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e messa in sicurezza del territorio che presenterà al Cipe nella prossima riunione. Clini parla però di “fallimento, qualora i vincoli impedissero di liberare le risorse pubbliche”.
All’Europa snocciola un po’ delle stime di interventi necessari per “curare” il suolo del nostro paese: investimenti per almeno 40 miliardi in circa 15 anni, con il 60% di interventi pubblici pari a 1.596 milioni all’anno, e il 30% dai privati sostenuti con il credito di imposta (798 milioni all’anno). Previsti incentivi a favore di imprese, cooperative o associazioni per aree agricole e forestali per il 10% del piano, pari a 296 milioni all’anno.
Sul fronte della prevenzione, due “best practice” – a bassi costi – arrivano dalla Liguria e dalla Sicilia. Le segnala il Consiglio nazionale dei geologi.
Nella val di Vara, colpita dall’alluvione dell’ottobre 2011, il paesino di Mangia, nel comune di Sesta Godano (La Spezia), ha deciso di “trattenere” il detrito a monte con delle reti per colate, due per ognuno dei canali aperti. In caso di necessità, spiegano i geologi liguri, per avvertire la popolazione del rischio sono previsti tre allarmi: via sms (allerta meteo), con un allarme collegato a un pluviometro al superamento della soglia impostata in termini di millimetri all’ora e, infine, con una sirena collegata ai sensori posti sulle reti più a valle.
In Sicilia, invece, grazie a una convenzione stipulata fra l’Ordine dei geologi della regione e la Protezione Civile, squadre di tecnici svolgono attività di presidio territoriale idrogeologico supportando le strutture comunali. I punti a rischio sono individuati in “tempo di pace”, e i tecnici sono in costante collegamento con una centrale operativa della Protezione Civile.