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Surprais. E intanto le emissioni mondiali di CO2 continuano a crescere

where Parigi (Francia) when Lun, 11/03/2024 who roberto

L’Agenzia Internazionale dell'Energia: nel 2023 nuovo record delle emissioni globali. Domandarsi se gli strumenti individuati finora siano quelli più efficienti per conseguire il risultato

A questo punto bisogna porreemissionico2.jpg la domanda: siamo sicuri che gli strumenti individuati finora siano i più efficaci per contrastare il cambiamento del clima? I fatti sono agghiaccianti: stando a quanto rilevato dall'Aie-Iea, le emissioni umane di CO2 sono aumentate di altri 410 milioni di tonnellate, raggiungendo i 37,4 miliardi di tonnellate nel 2023. L’Aie è l’Agenzia internazionale dell’energia, o Agence internationale de l’énergie, o International energy agency, con sede a Parigi. Magra consolazione, le emissioni di anidride carbonica crescono sì ma un po’ meno perché nell'anno ancora precedente, il 2022, le emissioni erano aumentate di 490 milioni di tonnellate. Le emissioni globali di CO2 legate all'energia, nel 2023, sono risultate in aumento dell'1,1%, toccando così un livello record, in gran parte a causa della scarsa produzione idroelettrica dovuta alla siccità e alla crescita della Cina. Secondo l'Aie, senza tecnologie come i pannelli solari, le turbine eoliche, l'energia nucleare e le auto elettriche, l'aumento globale delle emissioni di CO2 legate all'energia negli ultimi cinque anni sarebbe stato tre volte superiore ai 900 milioni di tonnellate registrati. Oltre il 40% dell'aumento delle emissioni di carbonio dovute all'energia è stato causato da gravi siccità in Cina, Stati Uniti, India e altrove, che hanno ridotto la produzione idroelettrica e costretto le aziende a ricorrere ai combustibili fossili. Le loro emissioni sono scese a un minimo di 50 anni, poiché la domanda di carbone è scesa a livelli che non si vedevano dai primi anni del 1900. Per la prima volta l'anno scorso, almeno la metà dell'energia generata nelle economie avanzate proveniva da fonti a basse emissioni come le energie rinnovabili e il nucleare. Senza le carenze idriche, l'anno scorso le emissioni globali di carbonio derivanti dalla sola produzione di energia elettrica sarebbero diminuite.
 
Riassunto: la spinta della siccità
Secondo la nuova analisi “CO2 Emissions in 2023 – A new record high, but is there light at the end of the tunnel?” dell’Agence internationale de l’énergie, “le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) legate all’energia sono aumentate meno fortemente nel 2023 rispetto all’anno precedente, anche se la crescita della domanda totale di energia ha accelerato, con la continua espansione del solare fotovoltaico, dell’energia eolica, dell’energia nucleare e delle auto elettriche che aiutano il mondo a evitare maggiore utilizzo di combustibili fossili. Senza le tecnologie energetiche pulite, l’aumento globale delle emissioni di CO2 negli ultimi 5 anni sarebbe stato 3 volte maggiore”.
In particolare, i dati sono contenuti nell’aggiornamento annuale dell’Iea sulle emissioni globali di CO2 legate all’energia e nell’edizione inaugurale di una nuova serie, il Clean Energy Market Monitor, che fornisce un monitoraggio tempestivo della diffusione dell’energia pulita per un gruppo selezionato di tecnologie e delinea le implicazioni.
 
Nel dettaglio. Le tecnologie e la siccità
Ora la descrizione entra in dettagli più fini. Per l'Aie sono risultate importanti tecnologie come i pannelli solari, le turbine eoliche, l'energia nucleare e le auto elettriche, senza le quali l'aumento globale delle emissioni di CO2 legate all'energia negli ultimi cinque anni sarebbe potuto risultare anche tre volte superiore ai 900 milioni di tonnellate.  Oltre il 40% dell'incremento delle emissioni di carbonio legate all'energia è stato aggravato da situazioni di gravi siccità in aree del mondo come Cina, Stati Uniti, India ma non solo. Queste condizioni hanno ridotto la produzione idroelettrica, oltre a costringere le aziende all’utilizzo di combustibili fossili.
Per i mercati energetici globali in senso più ampio, emerge che “un’eccezionale carenza di energia idroelettrica dovuta a siccità estreme – in Cina, negli Stati Uniti e in molte altre economie – ha comportato oltre il 40% dell’aumento delle emissioni nel 2023, poiché i Paesi si sono rivolti in gran parte alle alternative ai combustibili fossili per colmare il divario. Se non fosse stato per la produzione di energia idroelettrica insolitamente bassa, l’anno scorso le emissioni globali di CO2 derivanti dalla produzione di elettricità sarebbero diminuite, riducendo significativamente l’aumento complessivo delle emissioni legate all’energia”.
 
I casi della Cina e dell’India
Sempre secondo il report, nel 2023 le emissioni di anidride carbonica sono aumentate in Cina e in India, mentre le economie avanzate hanno fatto segnare una diminuzione sostanziale. Le loro emissioni sono scese ad un minimo da diversi decenni a questa parte, dal momento che la domanda di carbone è scesa a livelli che non si vedevano dai primi anni del 1900. Tra l’altro, nel 2023 e per la prima volta, almeno la metà dell'energia generata nelle economie avanzate proveniva da fonti considerate a basse emissioni e, tra queste, le energie rinnovabili e il nucleare. Secondo l’Aie “l’implementazione della tecnologia dell’energia pulita da parte della Cina ha continuato a crescere poiché nel 2023 ha aggiunto una quantità di capacità solare fotovoltaica pari a quella del mondo intero nel 2022. Tuttavia, un anno storicamente negativo per la produzione di energia idroelettrica e la continua riapertura della sua economia dopo che la pandemia ha spinto le emissioni in Cina, cresciute di circa 565 milioni di tonnellate nel 2023. In India, la forte crescita del PIL ha fatto aumentare le emissioni di circa 190 milioni di tonnellate nel 2023. Un monsone più debole del normale ha aumentato la domanda di elettricità e tagliato la produzione di energia idroelettrica, rappresentando un quarto dell’aumento delle emissioni totali dell’India. Le emissioni pro capite in India rimangono ancora molto al di sotto della media mondiale”.
 
Più Pil con meno energia
Comincia a confermarsi il disaccoppiamento fra Pil ed energia, cioè quel legame finora saldissimo fra andamento della ricchezza e disponibilità dell’energia. Ora nelle economie avanzate si riesce a produrre di più usando meno energia ed emettendo meno anidride carbonica. Dice l’Aie: “Le loro emissioni sono scese al livello più basso degli ultimi 50 anni, mentre la domanda di carbone è scesa a livelli mai visti dall’inizio del 1900. Il calo delle emissioni delle economie avanzate è stato determinato da una combinazione di forte diffusione delle energie rinnovabili, passaggio dal carbone al gas, miglioramenti dell’efficienza energetica e produzione industriale più debole. L’anno scorso è stato il primo in cui almeno la metà della produzione di elettricità nelle economie avanzate proveniva da fonti low-carbon come le rinnovabili e il nucleare”.
Secondo il direttore esecutivo dell’Iea, Fatih Birol, “la transizione all’energia pulita è stata sottoposta a una serie di stress test negli ultimi cinque anni e ha dimostrato la sua resilienza. Una pandemia, una crisi energetica e un’instabilità geopolitica avevano tutte il potenziale per far deragliare gli sforzi volti a costruire sistemi energetici più puliti e sicuri. Invece, in molte economie abbiamo visto il contrario. La transizione verso l’energia pulita prosegue a ritmo sostenuto e tiene sotto controllo le emissioni, anche se la domanda globale di energia crescerà più fortemente nel 2023 che nel 2022. Gli impegni assunti da quasi 200 Paesi alla COP28 di Dubai a dicembre mostrano che cosa deve fare il mondo per ridurre le emissioni mettendole su una traiettoria discendente. Ancora più importante, abbiamo bisogno di sforzi molto maggiori per consentire alle economie emergenti e in via di sviluppo di aumentare gli investimenti nell’energia pulita”.
 
Leggi il rapporto dell’Aie https://iea.blob.core.windows.net/as...

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