Smart grid, l’Europa ha investito 1,8 miliardi di euro nel 2012. Italia tra i grandi
Secondo il report della commissione Ue “Smart grid projects in Europe: lessons learned and current developments”, Regno Unito, Germania, Francia e il nostro paese sono i principali investitori in progetti dimostrativi. La Danimarca è il paese più attivo per ricerca e sviluppo
Sono stati 281 i progetti in Europa in grado di raccogliere investimenti per 1,8 miliardi. È quanto emerge dall’edizione 2012 del report “Smart Grid projects in Europe: lessons learned and current developments” che raccoglie tutte le iniziative relative a reti elettriche intelligenti e smart metering in tutta l’Unione europea, ma anche in Croazia, Svizzera e Norvegia.
Il documento pubblicato dalla Commissione europea si concentra con particolare attenzione sulle attività di ricerca e sviluppo del settore, mentre i risultati scaturiti dai progetti messi in atto e i prossimi sviluppi saranno approfonditi in un ulteriore studio che uscirà sempre quest’anno.
Dai dato emerge che il budget per progetti di smart grid che superano i 20 milioni di euro hanno continuato a crescere senza sosta negli ultimi anni: dal 27% nel 2006 al 61% nel 2012. Regno Unito, Germania, Francia e Italia sono i principali investitori in progetti dimostrativi, mentre la Danimarca è il paese più attivo per ricerca e sviluppo.
Aziende pubbliche e private dell’Unione europea lavorano fianco a fianco nella gran parte degli investimenti e collaborano strettamente in progetti transnazionali di cui ben il 95% ha il sostegno dei fondi comunitari. I fondi Ue insieme a quelli nazionali forniscono il 55% del budget complessivo dei progetti di smart grid censiti dallo studio; il restante 45% viene da capitali privati.
I progetti si incentrano soprattutto su alcune applicazioni, tra cui sistemi di controllo per migliorare l’osservabilità (per esempio, smart meter per raccogliere e conservare, on-demand e in tempo reale, i dati per i consumatori) e la controllabilità (per esempio, controllo della frequenza e del flusso di energia) delle reti; architetture Ict distribuite per il coordinamento di risorse energetiche diverse (per esempio, impianti eolici, fotovoltaici e unità di cogenerazione) e il bilanciamento della domanda e dell’offerta in modo flessibile; infrastrutture per la ricarica e la comunicazione dei veicoli elettrici; utilizzo dello storage come fonte aggiuntiva di flessibilità per le smart grid.
Lo studio evidenzia tuttavia che i progetti incontrano anche alcuni ostacoli: i principali sono la mancanza standard condivisi e la scarsa collaborazione dei consumatori alle sperimentazioni.
Il report completo lo trovi qui