Per tutti gli isotopi! Così il Giappone vuole ricuperare il tempo perduto sulla fusione
Via libera a norme e finanziamenti. L’attuale strategia del Giappone prevede di raggiungere la generazione di energia da fusione intorno al 2050, ma non c’è ancora chiarezza sui tempi
Non capita spesso che il Giappone si trovi a inseguire il mondo sul fronte tecnologico, ma stavolta è andata proprio così: il governo di Tokio ha capito di essere in ritardo nella realizzazione della fusione nucleare e a giugno si doterà di un budget e di una nuova legislazione a sostegno dello sviluppo della fusione per iniziare i test. La notizia è stata riportata da Nikkei.
La situazione
La maggior parte delle centrali nucleari tradizionali del Giappone – che producono energia dalle reazioni di fissione – sono inattive a causa delle preoccupazioni sulla sicurezza dei disastri, e non esiste un calendario per il loro riavvio. I piani per la costruzione di nuovi impianti o per la sostituzione di quelli esistenti non sono mai partiti. L’attuale strategia del Giappone prevede di raggiungere la generazione di energia da fusione intorno al 2050, ma non c’è ancora chiarezza sui tempi dei test. Gli Stati Uniti e la Cina mirano a testare la generazione di energia entro il 2030, mentre il Regno Unito punta al 2040. Questi obiettivi hanno spinto Tokyo ad accelerare i piani, anche a costo di rivedere la legislazione.
Anche se la fusione raggiungerà la commercializzazione, i costi saranno probabilmente più elevati rispetto alle energie rinnovabili e all’energia nucleare tradizionale. Insomma c’è ancora grande incertezza su quale sarà la soluzione migliore. Il più grande progetto di ricerca finalizzato alla commercializzazione della tecnologia della fusione è il reattore sperimentale termonucleare internazionale (Iter), a cui partecipano 35 Paesi e regioni, tra cui Giappone, Stati Uniti e Unione Europea.
Ognuno di loro sta sviluppando diverse apparecchiature, con l’assemblaggio finale che avviene in Francia vicino a Marsiglia.