Al via i lavori per una centrale termoelettrica in Bosnia. Protestano gli ecologisti
La centrale di Stanari sarà costruita chiavi in mano dalla cinese Dongfang Electric Corporation, grazie a un prestito di 350 milioni di euro dalla Banca cinese allo sviluppo
Il governo cinese sta per investire 350 milioni di euro in Bosnia, di cui 150 milioni sono destinati alla costruzione di una centrale termica a Stanari, presso Doboj, nella Republika Srpska (Rs, entità a maggioranza serba di Bosnia), la cui prima pietra non è ancora stata posata ma che ha già suscitato proteste.
L'opera è stata annunciata, riferiscono i media, dall'ambasciatore cinese in Bosnia, Dong Chunfeng, al termine di un colloquio col sindaco di Banja Luka, Slobodan Gavranovic.
Il diplomatico cinese ha precisato che l'investimento rientra nel piano annunciato nei mesi scorsi da Pechino per investimenti di 10 miliardi di dollari in progetti nell'Europa centro-
orientale, di cui una linea di credito sarà destinata a continuare la costruzione della centrale.
Gli ecologisti del locale Centro per l'Ambiente hanno subito reagito denunciando una presunta violazione delle direttive europee sulla tutela dell'ambiente che la Bosnia si è impegnata a rispettare, sebbene non faccia ancora parte dell'Ue. Il timore viene dal fatto che la tecnologia francese inizialmente programmata sarà sostituita da quella cinese.
Non è quindi un caso, si legge in un comunicato dell'associazione, che la Bers abbia desistito dal finanziare la centrale di Stanari, dato in concessione dal governo Rs alla società Eft, così come l'omonima miniera di carbone. Il proprietario di Rs è il controverso uomo d'affari serbo-britannico Vuk Hamovic, il più grande commerciante di energia elettrica dei Balcani.
La centrale sarà costruita chiavi in mano dalla cinese Dongfang Electric Corporation, grazie a un prestito di 350 milioni di euro dalla Banca cinese allo sviluppo che, affermano gli ambientalisti, “non è proprio famosa per il rispetto delle norme ecologiche”.