L’Abruzzo è sceso in piazza contro la ricerca di petrolio al largo di Chieti
Lo spunto è la concessione dato a Medoilgas nell’offshore teatino ma, tra permessi di ricerca e concessioni di estrazione di idrocarburi, è interessata una superficie totale di oltre 6mila chilometri quadrati
No alla ricerca di petrolio in Adriatico. L’Abruzzo è sceso in piazza in questi giorno per protestare contro le trivellazioni offshore. Sono state infatti migliaia le persone che hanno partecipato a Pescara alla manifestazione. Lo spunto è la concessione della Medoilgas per l’impianto al largo della costa teatina, ma la manifestazione punta il dito anche contro il Decreto sviluppo del governo, che consente la realizzazione più vicino alla riva degli impianti estrattivi e di ricerca di idrocarburi. Intanto, la società titolare delle concessioni per le trivellazioni in Adriatico respinge le accuse: “Non siamo una minaccia per la salute. Non ci sarà impatto negativo sul turismo della costa teatina”, così si difende l’ad di Medoilgas Sergio Morandi su Il Centro. Gli risponde Legambiente: “Si tratta di una operazione insensata, visto che stiamo parlando di greggio di pessima qualità (che sul mercato costerebbe meno di 70 dollari, rispetto ai 90 del petrolio di riferimento) e in quantità irrisorie, che sarebbe sufficiente a coprire appena lo 0,2% del consumo nazionale di petrolio e lo 0,001% di consumo di gas”. Più in generale, hanno aggiunto gli esponenti di Legambiente Abruzzo, “la situazione è allarmante, visto che tra permessi di ricerca e concessioni di estrazione di idrocarburi, stiamo parlando di una superficie totale di oltre 6 mila chilometri quadrati”.