Effetto Renzi. La Shell rinuncia al petrolio nel golfo di Taranto
Il blocco deciso dal Governo per assecondare i comitati no triv ha indotto la compagnia ad abbandonare la ricerca di giacimenti nello Ionio
Dopo la Petroceltic in acque internazionali di fronte a Molise e Puglia, anche la Shell Italia ha rinunciato a due istanze per la ricerca di idrocarburi.
Si tratta delle istanze d 73 F.R-.SH e d 74 F.R-.SH, che interessano aree nel mar Ionio dove i recenti decreti di riperimetrazione del ministero dello Sviluppo economico, scaturiti dalle norme contenute nella Legge di Stabilità, hanno vietato le attività nelle acque territoriali italiane.
Dopo i ripetuti cambiamenti normativi che si sono registrati in Italia dal 2009 - anno di presentazione delle istanze - la compagnia anglo-olandese ha preferito rinunciare a cercare il petrolio e il metano in zone che sono molto promettenti.
Su spinta dei comitati no triv, dieci Regioni hanno ottenuto di sottoporre a referendum le norme che consentono le attività petrolifere in mare.
Il Governo, per evitare il referendum no triv che si terrà il 17 aprile, nella Legge di Stabilità di fine dicembre ha vietato le attività petrolifere nelle acque territoriali. Ma la sua manovra è fallita: uno dei sei quesiti proposti dalle Regioni è rimasto valido e quindi il referendum si farà.
Dopo la vittoria della Regione Abruzzo contro il giacimento Ombrina, bloccato dalla Legge di Stabilità, anche la Puglia ha voluto la sua vittoria no triv e il Governo l’ha data inducendo la compagnia irlandese Petroceltic a ritirarsi da un progetto di ricerca di giacimenti in acque internazionali al largo delle isole Tremiti, pur non essendo in area vietata.
Le aree assegnate alla Shell erano a cavallo delle zone vietate entro le 12 miglia dalla costa, ma la parte più interessante dal punto di vista geologico sono dentro l’area vietata dalla Legge di Stabilità.
Il ridisegno delle zone assegnate alla Shell ha lasciato la possibilità di operare solamente più al largo.
Di fronte a questo atteggiamento del Governo, la Shell ha deciso di deviare gli investimenti per 2 miliardi verso altri Paesi più sicuri.
Il Coordinamento No Triv - Secondo il Coordinamento No Triv, “nonostante tutto l'Italia continua a rischiare ciò che ha di più prezioso, i suoi mari e le coste, con tutte le attività produttive collegate - turismo, pesca, agricoltura - a fronte di uno scenario internazionale sempre più critico per il prezzo del petrolio, per i rapporti tra produttori e per gli equilibri geopolitici”.
Greenpeace - Secondo Greenpeace, “lo spreco gratuito di risorse pubbliche che sarebbe stato possibile risparmiare con l'Election Day coincide in questo caso con una sottrazione di democrazia ingiustificabile. La durata della campagna elettorale risulta compressa al limite della legge: è possibile, per esempio, che non vi siano i tempi tecnici per garantire almeno i 45 giorni previsti dalla legge sulla par condicio”.
Legambiente - “Ce la metteremo tutta per informare i cittadini sul quesito e sull'importanza della partita in gioco, anche se siamo consapevoli della difficoltà di affrontare questa partita in soli due mesi. È l'occasione per fare informazione sulla mancanza di una politica strategica sull'energia nel nostro Paese e parlare del futuro energetico”. Così Rossella Muroni, presidente di Legambiente.