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La Russia ufficializza lo stop al gasdotto South Stream

where Mosca (Russia) when Mar, 09/12/2014 who michele

Mosca: non ci sono condizioni per rilancio, se il progetto ripartisse non sarebbe alle condizioni Ue

La Gazprom ha ufficializzato la fermata del progetto di gasdotto South Stream dalla Russia all’Europa Occidentale via Mar Nero e Balcani, scavalcando l’Ucraina. Bruxelles dice che “la palla è ora nel campo della Russia” e forse South Stream si può ancora fare, ma appare difficile in questo momento un nuovo colpo di scena da Vladimir Putin, dopo l’annuncio della rinuncia definitiva al gasdotto che avrebbe dovuto portare il gas russo verso l’Ue aggirando l’Ucraina. Un progetto nato più per ragioni politiche che economiche e diventato un peso per il Cremlino, nel momento in cui il Paese cammina pericolosamente sull’orlo di una nuova recessione, considerata probabile già nel 2015. Secondo il Cremlino, l’Ue non potrà giocare alle sue condizioni, se dovesse ripartire la partita. Cosa che non è affatto probabile, sul breve o medio termine. southstream.jpg

La cancellazione del progetto per la Russia e per gli azionisti del consorzio South Stream (Gazprom con Eni, Edf e WintersHall-Basf) significa non dover investire enormi somme in una condotta che, sostanzialmente, è stata pensata per ragioni politiche, per sostituire il transito del gas russo sul territorio ucraino.

Un progetto dai costi esorbitanti: solo per la parte offshore, dalla cittadina russa di Anapa lungo i fondali del Mar Nero era previsto un investimento di almeno 14 miliardi di euro, più altri 9,5 miliardi per la tratta “europea”, dalla costa bulgara sino all’Austria.
“La principale ragione per l’inversione di rotta di Putin sono i soldi”, commentava l’Economist, visto che il vero problema russo è rappresentato dai prezzi bassi del petrolio e relative basse entrate.

I Paesi dell’Europa che avrebbero dovuto partecipare, invece, stanno già facendo i calcoli in termini di perdite. La Bulgaria ha fatto notare che i mancati proventi dal transito della via del gas che non si farà sono di almeno 400 milioni l’anno, cifra ragguardevole per il Paese più povero dell’Ue. L’italiana Saipem, che aveva ottenuto due contratti per 2,4 miliardi di euro relativi a due linee del gasdotto e che ha ricevuto la notifica della cancellazione del progetto, deve mettere in conto 1,25 miliardi di mancati ricavi. I Paesi balcanici, Serbia in primis, sono da parte loro disperati dall’idea di perdere sia i proventi dal transito che quelli prospettati da Mosca per lo stoccaggio del gas.

Il primo ministro bulgaro, Boyko Borissov, ha negato l’altro giorno di aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalla Russia sullo stop alla costruzione del gasdotto. “Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Continuiamo a sostenere South Stream, nel rispetto delle norme Ue”, aveva detto Borissov durante una conferenza stampa a Bruxelles.
 
 

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Il tracciato del gasdotto South Stream
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