A sud. Chiesto a Saipem di ricominciare il gasdotto del Mar Nero
Il Turkish Stream progettato dalla Russia è un rimpacchettamento del vecchio South Stream
Si chiama Turkish Stream il nuovo gasdotto progettato dalla Russia attraverso il Mar Nero, ma in realtà si tratta del vecchio South Stream, ufficialmente sospeso. Infatti la Saipem comunica di aver ricevuto notifica dal cliente South Stream Transport della revoca della sospensione dei lavori, e della richiesta che Saipem riprenda le operazioni per la costruzione del gasdotto attraverso il Mar Nero. Tutto lascia presumere che l'impegno di Saipem sia legato al nuovo progetto annunciato nei mesi scorsi da Mosca: il Turkish Stream. Ovvero un supergasdotto che per la prima tratta, ovvero il Mar Nero (dove a Saipem è stato chiesto di riprendere i lavori) ricalca come su carta carbone il progetto del South Stream, che avrebbe dovuto trasportare il gas russo in Europa passando dai Balcani ed evitando l'Ucraina.
South Stream, su cui Saipem vantava commesse per 2,4 miliardi, era saltato in dicembre per i contrasti politici tra Europa e Russia e da quel momento il committente Gazprom ha immediatamente lavorato a un'ipotesi alternativa: portare il gas russo in Turchia passando sempre dal Mar Nero. Un'opera che potrebbe avere la stessa portata di South Stream: circa 63 miliardi di metri cubi di gas l'anno. La comunicazione all'azienda milanese già ingaggiata per la posa delle tubature sui fondali è stata tradotta in trasferimento del contratto sul Turkish Stream.
Ci si porterebbe avanti con la parte sottomarina, nel Mar Nero, in attesa che il regime sanzionatorio contro la Russia deciso dall'Ue si allenti. Il Turkish Stream ha raggiunto la sua seconda fase di programmazione la scorsa settimana, quando Ankara e Mosca hanno concordato il percorso 700 miglia di gasdotto, che potrebbe iniziare a erogare metano già nel dicembre 2016. Il gasdotto arriverà al confine tra Grecia e Turchia, sul Mar Nero.
Il percorso del Turkish Stream sul territorio della Repubblica turca è stato discusso il 7 febbraio in una riunione tra il numero uno di Gazprom Aleksei Miller e il suo omologo Yildiz. Inoltre il 7 aprile a Budapest i ministri degli Esteri di Grecia, Serbia, Macedonia, Ungheria e Turchia hanno firmato una dichiarazione sulla cooperazione energetica nella creazione di “un modo economicamente conveniente per diversificare fonti e rotte” per il trasporto di gas naturale dalla Turchia verso i paesi europei.