Scoperti furti di cherosene nelle basi Nato in Sicilia, otto arresti
I furti avvenivano negli oleodotti di collegamento tra la stazione "Nato", di Augusta e quella della base di Sigonella, nonché delle Raffinerie "Sasol Italy" di Augusta (SR) e "Isab" di Priolo Gargallo (SR)
Rubavano cherosene per aerei nelle stazioni della Nato in Sicilia. Otto persone sono state arrestate dai carabinieri del comando provinciale di Siracusa e della compagnia aeronautica militare di Sigonella, coadiuvati dal comando provinciale di Catania, ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata ai reati di furto di idrocarburi e ricettazione.
I furti avvenivano negli oleodotti di collegamento tra la stazione "Nato", situata ad Augusta in contrada San Cusumano, e quella della base di Sigonella, nonché delle Raffinerie "Sasol Italy" di Augusta (SR) e "Isab" di Priolo Gargallo (SR). Le indagini sono coordinate dalla procura di Siracusa. L'operazione è stata denominata "Black gold".
I malviventi estraevano cherosene Jp5 Jet Propellant (carburante per uso aereo) in danno delle amministrazioni militari italiana e statunitense e alle industrie petrolchimiche. Il carburante sottratto ammonta a più di 200 mila litri, per un valore di circa 170mila euro. I danni causati alle condotte ammontano a quasi un milione di euro. Il carburante avio, miscelato con altri componenti, veniva riciclato per l'autotrazione di mezzi terrestri. Tecnici, idraulici e autotrasportatori, utilizzando schede telefoniche intestate a ignari extracomunitari, individuavano il punto più idoneo dove effettuare l'estrazione. Praticavano buche nel terreno, perforando gli oleodotti. Veniva posizionata una ganascia metallica dotata di valvola regolabile, in gergo denominata cravatta, collocata sulla condotta per trasferire il carburante in autobotti (rubate) o cisterne di plastica.
Per la pericolosità dell'azione criminale del sodalizio, oltre ai reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti e ricettazione, è stato imputato il reato di distruzione e sabotaggio di opere militari poiché rendevano in parte inservibili le condutture usate per il servizio delle Forze armate; nonché il reato di inquinamento ambientale per lo sversamento di idrocarburi stimato in circa 30mila litri. L'attività di osservazione, condotta tra febbraio e agosto 2018, ha consentito 5 arresti in flagranza e vari sequestri di materiale. L'indagine, che vede indagate altre 6 persone non raggiunti dalle misure notificate, ha anche scoperto un furto in un deposito materiali della Marina militare italiana.