I sì triv. Ravenna e Pozzallo (Sicilia) vogliono il petrolio e l’ambiente
“Ambientalisti a senso unico. La nostra risorsa sono il mare e le spiagge e per questo non sono contrario alle trivellazioni”
“Ci sono tanti ambientalisti a senso unico. La nostra risorsa sono il mare e le spiagge, viviamo di queste e sappiamo perfettamente quanto siano importanti, ma non per questo sono contrario alle trivellazioni. Non è la paura di un incidente che può fermarci nell'andare avanti nelle cose”, dice il sindaco di Pozzallo (Ragusa), Luigi Ammatuna.
Nei giorni scorsi il ministero dello Sviluppo economico aveva concesso il via libera a una nuova area petrolifera nel Canale di Sicilia dinanzi le coste di Pozzallo chiesta dalla Transunion.
“L'esperienza ci insegna che non c'è da avere paura - afferma Ammatuna - . Da anni dinanzi le coste di Marina di Ragusa c'è la piattaforma Vega e in mare non è mai stato versato neanche un solo litro di petrolio. Davanti le nostre coste passano giornalmente centinaia di petroliere, cosa dovremmo fare? Chiudere il Canale di Sicilia? Sono più ambientalista degli ambientalisti. L'ho detto anche al sindaco del M5S di Ragusa, che nonostante sia contro le trivellazioni le royalties le ha intascate lo stesso”.
È “questione di democrazia anche difendere le migliaia di lavoratori impegnati a Ravenna e in Italia” nelle imprese dell'offshore. Lo ribadisce il vicesindaco di Ravenna, Giannantonio Mingozzi. “Le nuove tecnologie realizzate in questi anni rappresentano un'eccellenza. È democrazia poter dire che le nostre risorse energetiche vanno utilizzate al meglio perché l'alternativa delle energie rinnovabili è ben lungi dal soddisfare la domanda energetica del nostro Paese. Ed è questione di democrazia anche non andare a votare il referendum, che è lo strumento sbagliato. Non si può affidare a un sì o a un no il futuro di parte dell'economia ravennate e di tante imprese. Chi è contro quel referendum non vuole affatto distruggere l'ambiente, ma battersi affinché l'illusione dell'autosufficienza energetica non ci conduca verso un Paese che deve rinunciare a posti di lavoro, risorse naturali e prospettive di sviluppo”.