Studio. Investire nella filiera del vetro genera un ritorno sociale e ambientale triplicato
Lo studio presentato al convegno e condotto da Open Impact per Assovetro rivela che su un investimento di 10,7 miliardi se ne ottengono oltre 27 come ritorni
Investire nella filiera del vetro Made in Italy conviene: con un investimento di 10,7 miliardi si potrebbe generare infatti un ritorno sociale, economico e ambientale pari a oltre 27 miliardi: più nel dettaglio 12,2 miliardi nel sociale; 10,8 miliardi in economia (40%); 4,2 miliardi per l’ambiente (15%). Le opportunità di investire nell’industria del vetro italiana e nella sua decarbonizzazione e gli elementi di indirizzo per accompagnarne la transizione ecologica, sono stati al centro del Convegno “Il Futuro attraverso il vetro” organizzato da Assovetro, in collaborazione con il CNEL, che si è svolto nei giorni scorsi a Roma.
I numeri
Lo studio presentato al convegno e condotto da Open Impact, si basa su una metodologia innovativa Social Return on Investment (Sroi) che, applicata alla filiera del vetro, ha dato risultati ampiamente positivi: per ogni euro investito in Italia si genererebbero 2,5 euro di valore positivo in termini ambientali, sociali ed economici. In Italia l’industria del vetro è presente, caso unico in Europa, con tutte le produzioni e serve numerose imprese del made in Italy: vetro piano per auto, per edilizia e per arredi e mobili, vetro cavo per imballaggi alimentari, per cosmetici, per la farmaceutica, vetri termici, fibre di vetro per rinforzo e isolamento. Il settore può contare su circa 60 stabilimenti e 32 aziende di produzione di grandi dimensioni, oltre a circa 300 aziende di trasformazione e 30 mila addetti.
Investimenti
Nei circa 8 miliardi previsti per la decarbonizzazione sono stati considerati tutti gli investimenti per l’efficientamento energetico, l’elettrificazione, l’idrogeno, il biometano e il riciclo. Per l’efficientamento energetico degli edifici per la sostituzione di infissi, gli investimenti pari a poco più di un miliardo dovranno finanziare l’ampliamento degli impianti al 2040. Stesso investimento per la costruzione di nuovi impianti in considerazione dell’aumento della domanda di vetro cavo. Per il riutilizzo degli imballaggi l’investimento di 600 milioni dovrà servire per nuovi forni. In tutto si genereranno oltre 5 mila posti di lavoro.
L’impatto sugli obiettivi
Occorre evidenziare, come ricorda lo studio, il rilevante impatto che lo Sroi (social return to investment) dell’industria del vetro ha su alcuni degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite: acqua pulita e servizi igienico sanitari (investimento 3,7 milioni; impatto 53,5 milioni); energia pulita e accessibile (investimento 500 milioni; impatto 7 miliardi); lavoro dignitoso e crescita economica (investimento 1,2 miliardi; impatto 12,2 miliardi); consumo e produzione responsabili (investimento 327 milioni; impatto 3,8 miliardi); lotta contro il cambiamento climatico (investimento 8,7 miliardi; impatto 4,1 miliardi).
Le parole di Ravasi e Treu
“Il vetro è centrale per sostenere la transizione – ha dichiarato il presidente di Assovetro Marco Ravasi – e può farlo con ritorni sociali, ambientali ed economici più che positivi, dimostrando che la transizione dell’economia in senso verde e circolare può essere un volano di sviluppo, soprattutto se affrontata senza pregiudizi, ma piuttosto scegliendo le opzioni più efficaci per conseguire gli obiettivi che ci si prefigge”.
“Il caso della filiera del vetro – ha aggiunto Tiziano Treu, presidente del Cnel – può rappresentare un modello per la transizione verde e dimostra come investire in sostenibilità sia premiante sia in termini di occupazione, favorendo i cosiddetti green job, sia più in generale da un punto di vista economico e sociale”. “Il valore degli investimenti in decarbonizzazione sarebbe massiccio - si legge in una nota -: circa otto miliardi di euro nella produzione e consumo di vettori energetici verdi. Ancora più rilevante l’impatto sociale che da solo equivarrebbe a 12,2 miliardi per un settore che già oggi impiega, con posizioni stabili e di alta specializzazione, circa 30 mila dipendenti”.