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Il vetro italiano “net zero” costerà 15 miliardi al 2050

where Roma when Mar, 29/10/2024 who roberto

Strategie, sostegni, costi per la transizione verso emissioni nette zero nella roadmap per la decarbonizzazione. Le sette proposte di Assovetro

Il percorso di decarbonizzazioneassovetrobottiglie.jpg del vetro richiede nuove tecnologie e infrastrutture adeguate, ma ha bisogno anche di ingenti investimenti, stimati in almeno 15 miliardi di euro, per raggiungere il net zero al 2050. Lo si apprende dai lavori del convegno “La transizione ecologica del vetro” che ha aperto una riflessione non solo sulle strategie e le tecnologie che le industrie dovranno mettere in campo, ma anche sugli impatti, organizzativi, sociali ed economici di questo percorso di decarbonizzazione.
 
Un percorso da 15 miliardi al 2050
Il percorso pianificato dall’Ue per il 2050 comporterà per il settore del vetro una trasformazione radicale nel modo di produrre i manufatti e di utilizzare l’energia. La transizione dell’industria del vetro potrà però avere successo, senza mettere a rischio la competitività industriale, solo con politiche e regolamenti governativi adeguati e calibrati, una chiara e condivisa programmazione degli interventi, incentivi per l’adozione di tecnologie pulite (CCS, idrogeno, energia verde) sia alla domanda che alla produzione, aiuto alla ricerca e sviluppo, realizzazione delle necessarie infrastrutture (trasporto CO2, idrogeno e potenziamento rete elettrica). “Oggi le produzioni di vetro italiane - ha detto il presidente di Assovetro, Marco Ravasi - sono leader a livello europeo nell’efficienza energetica e nel riciclo. Le aziende hanno piani di investimento per la riduzione delle emissioni di CO2 e tutte stanno investendo in tecnologie innovative. Ma non possiamo fare tutto da soli, né da un punto di vista di risorse né da un punto di vista di programmazione, senza mettere a rischio la nostra competitività: il solo mercato non può guidare questo cambiamento. È necessario che il legislatore si muova con coerenza e gradualità. Senza una roadmap italiana e una guida dell’Europa, si correrà il pericolo di delocalizzare un’industria strategica in Paesi con standard ambientali e sociali più bassi, creando e non risolvendo i problemi”.
 
Lo studio
Il convegno è stato anche l’occasione per illustrare lo studio realizzato da Assovetro in collaborazione con KPMG sugli scenari possibili di decarbonizzazione e presentare le proposte. Lo studio, oltre a fornire un quadro della legislazione Ue sulla decarbonizzazione, esamina emissioni, consumi, strategie, e costi del percorso per centrare l’obiettivo zero emissioni dell’industria del vetro.
Emissioni: nel 2022 le emissioni di CO2 – dirette e indirette – sono state pari a 3.739.539 t/CO2 eq e, in uno scenario business as usual, al 2050 diminuirebbero di poco (3.667.603 t/CO2 eq) anche a causa del previsto aumento delle produzioni. Il decremento è dovuto alla riduzione delle emissioni “scope2”, derivanti dall’energia elettrica utilizzata nei processi produttivi, mentre le emissioni “scope 1”, che derivano dal processo di vetrificazione e dalla combustione dei combustibili fossili nei forni, aumenterebbero, senza interventi, del 22% entro il 2035 e del 7% entro il 2050, seguendo l’aumento delle produzioni e mettendo così in evidenza l'urgenza di azioni per la decarbonizzazione del settore.
Strategie: per arrivare al target zero emissioni al 2050, lo studio prende in considerazione sei leve di decarbonizzazione (efficientamento energetico, maggiore utilizzo del rottame, elettrificazione, green fuels, tecnologie CCS e CCUS, utilizzo di materie prime decarbonate) utilizzate in mix variabili in due principali scenari. Il primo scenario è la strategia Green Fuels con un utilizzo predominante di combustibili verdi (biometano, idrogeno) integrato dalla tecnologia CCS per eliminare le emissioni residuali di CO2, derivanti della reazione di vetrificazione nei forni, legate alle materie prime utilizzate per fabbricare il vetro, indipendentemente dal vettore energetico. Il secondo è la strategia CCS (trasporto, stoccaggio o riutilizzo della CO2) che prevede ancora l’utilizzo del gas naturale di origine fossile e un ruolo centrale della tecnologia CCS, a partire dal 2035.
Consumi elettrici: al 2050 i consumi elettrici aumenteranno nella strategia Green Fuels del 387% a causa dell’elettrificazione dei forni e della produzione di idrogeno verde, mentre nella strategia CCS del 189%.
Costi: per arrivare a zero emissioni al 2050 con una produzione stimata di vetro di circa 8,2 milioni di tonnellate l’anno, secondo la strategia Green Fuels i costi al 2050 subiranno un aumento di circa 122,24 euro/tonnellata di vetro prodotto e, in valore assoluto, di circa un miliardo di euro all’anno, mentre secondo la strategia CCS il costo incrementale potrebbe fermarsi a circa 75,52 euro/tonnellata di vetro prodotto e in valore assoluto a 620 milioni di euro/anno. Tuttavia occorre ricordare che tale strategia prevederebbe la realizzazione di una infrastruttura capillare (i cui costi allo stato attuale potrebbero essere sottostimati) e la possibilità di utilizzare gas naturale fossile.
 
Le sette proposte di Assovetro
Assovetro ha elaborato sette proposte per rendere attuabili gli obiettivi di decarbonizzazione.
Sostegni economici agli investimenti, necessari per la modifica del processo produttivo, attraverso il rafforzamento di strumenti come i contratti di sviluppo ambientali, il fondo per il sostegno alla transizione industriale, crediti di imposta transizione 5.0.
Sostegni economici all’acquisto di vettori energetici a emissioni zero (energia elettrica, idrogeno ecc.) allo scopo di mantenere la competitività di costo delle produzioni e di livellare la concorrenza anche tra stati membri dell’Ue.
Sostegni al cambiamento del processo produttivo del vetro anche attraverso semplificazioni burocratiche, priorità di accesso ad aumenti di capacità in prelievo di energia elettrica, priorità sull’acquisto di vettori energetici decarbonizzati, priorità su utilizzo di aree pubbliche per impianti a fonte rinnovabile, de-risking degli investimenti attraverso fondi europei non dedicati solo a pochi grandi settori.
Riforma EU ETS per evitare, nel transitorio, una carenza di permessi di emissione (e la conseguente inevitabile speculazione) e per consentire di allargare l’eligibilità al rimborso costi indiretti di una serie di settori energivori che possono, almeno in parte, elettrificare.
Rafforzamento dei sistemi di difesa commerciale dalle importazioni da paesi terzi che non applicano legislazioni ambientali avanzate attraverso accelerazione delle procedure di adozione di dazi anti dumping e anti circonvenzione in essere e agevolazione all’adozione di nuove misure di protezione commerciale.
Sviluppo infrastrutture di rete (elettriche, CCS, H2) con particolare riguardo alla distribuzione dei costi (modalità di tariffazione) e alle tempistiche di realizzazione, che devono essere allineate con le modifiche sugli impianti manifatturieri (evitare il rischio di avere il forno elettrificato ma non la corrente elettrica); occorrono massicci investimenti pubblici e un quadro regolatorio che li permetta.
Piano di produzione di energia verde, vettori energetici decarbonizzati con quantitativi opzionabili a prezzi «fissati» (esempio tramite aste ex ante) e, collegato a questo, un piano delle aree; individuazione di aree pubbliche a esclusivo utilizzo di impianti per alimentazione processi energivori (che «devono» decarbonizzare prima delle altre). Anche in questo caso, occorrono massicci investimenti pubblici e un quadro regolatorio che li consenta.

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