Biometano, da un anno tutto bloccato in attesa delle norme tecniche
Per Walter Giacetti del CIC “in Italia stiamo a zero, nonostante abbiamo quantità di biogas da trasformare in
biometano decisamente importanti”
A un anno dall'annuncio del ministero dello Sviluppo Economico del decreto che avrebbe consentito e incentivato l'uso del biometano anche nei trasporti e nelle reti del gas, uscito effettivamente a dicembre 2013 e accolto con grande entusiasmo perché avrebbe “stappato” un giacimento di gas rinnovabile da 5-8 miliardi di metri cubi all'anno, tutto è ancora fermo.
"Purtroppo, come spesso succede, il decreto rimandava a delle specifiche tecniche che devono ancora vedere la luce", spiega Walter Giacetti, del comitato tecnico del Cic, il Consorzio italiano composta tori, presente a Ecomondo 2014.
Il settore, quindi, “è bloccato perché finché non abbiamo le norme tecniche di dettaglio non possiamo costruire gli impianti che si basano su specifiche tecniche. Quindi stiamo aspettando trepidanti”,
aggiunge Giacetti, ricordando che intanto in Germania sono già attivi circa 150 impianti di produzione di biometano. E in Italia? “In Italia stiamo a zero, nonostante abbiamo quantità di biogas da trasformare in biometano decisamente importanti”.
Quantità importanti, perché si può produrre biometano dal biogas che si forma dalla raccolta differenziata dell'umido. “Negli impianti di digestione anaerobica, attualmente trasformiamo il biogas in energia elettrica e termica”, aggiunge Giacetti, che è anche responsabile Ricerca e Sviluppo della società Etra spa, che opera tra le province di Padova e Vicenza. Per trasformarlo in biometano, e alimentare per esempio le flotte dedicate alla raccolta dei rifiuti urbani, manca invece “un quadro di regole e di standard tecnici per la produzione, per l'immissione in rete e l'utilizzo in autotrazione”.
Si tratta, insomma, di stabilire “quali caratteristiche qualitative deve avere il biometano per essere utilizzato e questo lo deve fare l'autorità dell'energia". Ed è bene ricordare che “il settore, poi, dovrebbe godere del certificato di immissione a consumo per questi biocarburanti, che sono normati dalla direttiva europea e che dovrebbero arrivare a raggiungere il 10% dell'utilizzo complessivo. C'è quindi un sistema di incentivazione, come quello dei certificati verdi, che obbliga i produttori di carburanti fossili a raggiungere un certo obiettivo e questo incentivo dovrebbe contribuire allo sviluppo del settore”.
“L'obiettivo - conclude - è quello di produrre biometano come biocarburante in grado di sostituire il metano di origine fossile. Il cittadino potrebbe utilizzare il biometano al 100%, o miscelato in quota parte con il metano, avendo un abbattimento sostanzialmente totale della produzione di CO2”.