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​Studio Greenpeace: è possibile arrivare a 100mila occupati nelle rinnovabili entro il 2030

where Roma when Lun, 27/10/2014 who redazione

Lo rivela un rapporto dell’organizzazione ambientalista realizzato da Althesys, nel quale si stima l’impatto economico e occupazionale per l’Italia dello sviluppo delle rinnovabili. Per il 2013 le ricadute economiche complessive sono stimate superiori a oltre 6 miliardi di euro

L’anno scorso nel Sud Italia le rinnovabili hanno registrato picchi giornalieri pari a oltre l'80% della richiesta di elettricità. Proprio il Mezzogiorno e le isole sono destinate ad essere, grazie alle fonti rinnovabili, sempre più produttori ed esportatori di energia, al punto che sempre quest’area potrebbe contemporaneamente creare occupazione e indotto per l’economia, tagliare l’inquinamento del proprio territorio e consolidare il suo ruolo di esportatore di elettricità pulita.
Sono alcuni dei dati diffusi da Greenpeace a Napoli, in una conferenza stampa svoltasi a bordo della nave “Rainbow Warrior”. Dopo essere stata in Sicilia per denunciare i rischi e l’infondatezza economica delle trivellazioni in mare, la nave ha concluso il tour “Non è un Paese per fossili” a Napoli, a ridosso delle date dello scorso Consiglio Europeo.
Un rapporto, realizzato da Althesys per conto di Greenpeace, stima l’impatto economico e occupazionale per l’Italia dello sviluppo delle rinnovabili e valuta per l’anno 2013 ricadute economiche complessive pari a oltre 6 miliardi di euro (di cui oltre 4 miliardi di euro sono valore aggiunto diretto). Gli occupati totali nel settore per l’anno 2013 ammontano a oltre 63mila (di cui circa 50mila legati all’occupazione diretta).
Le dichiarazioni - “Dai dati del rapporto risulta chiaro che, non solo in termini ambientali ma anche per quanto riguarda economia e occupazione, il futuro su cui puntare sono le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Una politica basata sulla rivoluzione energetica farebbe crescere l’occupazione a 100mila unità nel 2030: se già oggi gli occupati diretti delle rinnovabili sono 2 volte quelli di Fiat Auto, nel 2030 si potrebbe mantenere questa occupazione e farla crescere ulteriormente fino al triplo di quanto oggi occupa Fiat Auto in Italia”, dichiara Luca Iacoboni, responsabile clima ed energia di Greenpeace Italia.
Anche i sindacati sostengono questo percorso virtuoso, come sottolinea Maurizio Landini, segretario della FIOM Cgil, in una nota inviata all’associazione: “Lo studio di Greenpeace è molto interessante perché potrebbe favorire la crescita dell’occupazione nell’industria metalmeccanica e qualificarla nella nuove filiere tecnologiche comprese le rinnovabili. Affinché si possano realizzare questi obiettivi è necessario però che il Consiglio europeo definisca obiettivi ambiziosi per la riduzione delle emissioni, lo sviluppo delle rinnovabili, l'incremento di misure per l'efficienza energetica, in tutti i settori; serve che in ogni Paese questi obiettivi vengano progressivamente realizzati attraverso norme e politiche adeguate da parte dei Governi e del sistema produttivo in ogni comparto”.
Marco Bentivogli, segretario nazionale, e Gianni Alioti, responsabile ufficio internazionale Fim Cisl, in una nota inviata all'associazione affermano che i dati contenuti nel rapporto “ci confortano sulla ricaduta economica e occupazionale delle energie rinnovabili nell’industria manifatturiera e nei servizi all’industria”. “Una politica col fiato corto sulle rinnovabili ha drogato di incentivazioni non mirate il settore, per poi prosciugarlo di qualsiasi politica di sviluppo, causando danni occupazionali e perdita di competenze e brevetti in un settore tra i più importanti per la crescita dell’industria,. La Fim Cisl sostiene la necessità di un piano energetico nazionale che guardi al futuro e valorizzi i suoi veri vantaggi competitivi”.

Leggi la sintesi del rapporto: www.greenpeace.org

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Fonti rinnovabili di energia
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