Consumismo. Per Greenpeace il Black Friday danneggia il pianeta
Secondo una ricerca di Greenpeace Germania, l’impatto ambientale della moda a basso costo è molto significativo
Lo shopping contro l’ambiente: secondo una nuova ricerca pubblicata di Greenpeace Germania, il business dell'abbigliamento a basso costo si sta espandendo rapidamente, con notevoli ricadute sull’ecosistema.
La ricerca, che è stata resa nota in occasione del Black Friday, la giornata che negli Stati Uniti segna l'inizio dello shopping natalizio e che sta diventando popolare anche in Italia, evidenzia le gravi conseguenze sull'ambiente dell'eccessivo consumo, in particolare di capi d'abbigliamento.
L'impatto ambientale di questa giornata deriva da fattori quali le sostanze chimiche usate dall'industria tessile, che inquinano fiumi e oceani, e le elevate quantità di pesticidi impiegati nelle piantagioni di cotone, che contaminano le terre agricole o le sottraggono alla produzione di alimenti. Uno dei costi maggiori per il pianeta viene però dal crescente uso di fibre sintetiche: il poliestere, in particolare, nel suo ciclo di vita emette quasi tre volte più CO2 rispetto al cotone. Presente già nel 60 % dei capi di abbigliamento, questo materiale può impiegare decenni a degradarsi e contaminare l'ambiente marino sotto forma di microfibre in plastica.
In media, una persona acquista il 60 % in più di prodotti d'abbigliamento ogni anno e la loro durata media si è dimezzata rispetto a 15 anni fa, producendo montagne di rifiuti tessili. La produzione di vestiti è raddoppiata dal 2000 al 2014, con vendite che sono passate da un miliardo di miliardi di dollari nel 2002 a 1,8 miliardi di miliardi nel 2015. Si prevede che nel 2025 si arrivi a 2,1 miliardi di dollari.
In risposta al consumismo sfrenato, un crescente numero di persone sceglie di astenersi e osservare il "Buy Nothing Day", a cui partecipa anche Greenpeace, che si celebra in coincidenza con il Black Friday: per ricordare ai consumatori quanto spesso gli acquisti d'impulso finiscano in discarica, "trash queens", attivisti vestiti con abiti frutto del riciclo di indumenti dismessi, hanno sfilato in tre città asiatiche ed europee.
Leggi la ricerca (in inglese): www.greenpeace.org