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Acqua pubblica. Zitto zitto il governo farà entrare i privati nella gestione idrica?

where Roma when Ven, 11/10/2024 who roberto

La bozza del decreto legge, che prevede l’ingresso fino al 20% di soci privati nei gestori idrici, sta già alimentando le proteste del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua che vogliono ricorrere alla Corte europea per i diritti dell’uomo

Il governo Meloni sta elaborandoacqua-pubblica.jpg un decreto che rafforzerà le politiche di privatizzazione della gestione idrica?  Lo sospettano i movimenti per l’acqua pubblica che parlano dei rischi provenienti dal decreto-legge del Governo dal titolo “Disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche, di siti contaminati e dissesto idrogeologico”. Il provvedimento discusso in sede di Consiglio dei ministri, nella parte dedicata alle misure urgenti per la gestione della crisi idrica, prevedrebbe una norma in base alla quale i soggetti privati possono entrare nelle società a totale capitale pubblico fino a un tetto del 20%.
 
L’articolo incriminato
Più nel dettaglio, a proposito di tema idrico, alla lettera e) dell’art. 3, si può leggere che “l’affidamento diretto può altresì avvenire a favore di società in house con partecipazione obbligatoria di capitali privati a condizione che le medesime siano partecipate dagli enti locali ricadenti nell’ambito territoriale ottimale e abbiamo come soggetto sociale esclusivo la gestione del servizio idrico integrato; il socio privato, direttamente o indirettamente, detenga una quota del capitale sociale non superiore a un quinto; al socio privato non spetti l’esercizio di alcun potere di veto o influenza determinante sulla società”.
 
Acqua pubblica e investimenti privati
È evidente che una quota di minoranza non dovrebbe spaventare i comitati pro-pubblico, tuttavia è chiaro il rischio che la possibilità di entrare su un mercato così regolato nasconda future evoluzioni societarie private, giudicate come pericolose dai sostenitori del bene pubblico.
D’altra parte, come fa notare spesso Utilitalia, la federazione delle aziende di pubblica utilità, tutte le principali società sono controllate da soggetti pubblici ma spesso sono quotate in Borsa, e sostanziosi investimenti (ma anche tariffe idriche più alte) sono sempre più necessari se si vogliono avere infrastrutture a prova di eventi climatici estremi come siccità o nubifragi.
 
Il ricorso alla Corte europea
Intanto, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ha già fatto sapere che nel condannare fortemente questo ennesimo tentativo di privatizzazione dell’acqua, si rivolgerà a breve alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) dove depositerà un ricorso che intende ristabilire il diritto negato dalla mancata eseguibilità dell’esito referendario del giugno 2011, per garantire una gestione dell’acqua pubblica, fuori dalle regole del mercato.

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