A Brescia c’è un problema d’acqua inquinata? A2a replica: “I nostri controlli hanno dato esito negativo”
La multiutility assicura che tutte le 26 analisi effettuate nell’ultimo anno nei punti rete di controllo prossimi alle due abitazioni hanno dato valori di cromo esavalente nettamente inferiori a quelli rilevati privatamente sui campioni di acqua prelevati
“Possiamo assicurare che tutte le 26 analisi effettuate nell’ultimo anno nei punti rete di controllo prossimi alle due abitazioni hanno dato valori di cromo esavalente nettamente inferiori a quelli rilevati privatamente sui campioni di acqua prelevati nelle due abitazioni”. Risponde così A2A, gestore dell’acquedotto di Brescia, a quelle famiglie che nei giorni scorsi hanno fatto analizzare l’acqua dei loro rubinetti a laboratori chimici privati, riscontrando valori di cromo molto più alti dei campionamenti dell’Asl.
Una famiglia di via Gallucci il 17 gennaio ha infatti prelevato un campione d’acqua dal rubinetto della cucina portandolo ad un laboratorio di Valpolicella (Vr) dove i chimici hanno riscontrato 26,6 microgrammi per litro di cromo esavalente. Dato che contrastava con gli 11 microgrammi trovati dall’Asl tre mesi prima nella vicina fontanella pubblica di via Lama. Caso simile per un’altra famiglia residente in via Fratelli Lechi, che il 4 febbraio fa analizzare l’acqua del rubinetto di casa e scopre 11,6 microgrammi di cromo esavalente, mentre venti giorni prima l’Asl nella vicina fontanella di Porta Venezia aveva riscontrato meno di 5 microgrammi al litro.
Interpellata dal Corriere, la Asl sceglie di non replicare alla denuncia di un gruppo di mamme e quindi non spiega il perché delle differenze tra analisi pubbliche e private. Lo fa invece la multiutility cittadina A2a.
“L’Asl - fanno sapere - non è la sola ad effettuare mensilmente analisi della potabilità dell’acqua in 48 punti.” Analisi chimiche e biologiche vengono fatte anche da A2A in un laboratorio chimico esterno in possesso dell’accreditamento per l’analisi dell’acqua potabile rilasciato “da Accredia, unico ente nazionale di accreditamento designato dal Governo”. E la multiutility ricorda come i valori di cromo riscontrati in tutta la città siano in linea con quelli dell’Asl: “variano al massimo di 2 o 3 punti. Mai abbiamo trovato valori doppi rispetto al nostri campioni”. Dal quartier generale di A2a arrivano poi una serie di dati per confutare i due casi sollevati dalle mamme anti-cromo: “Nell’ultimo anno in via Lama i valori di cromo variano da un massimo di 14 ug/l ad un minimo di 7,8μug/l, in ogni caso ben lontani dai 26,6 ug riferiti all’acqua prelevata nell’abitazione. In via Benacense (punto di controllo vicino all’abitazione di via Lechi) il cromo varia da un massimo di 11,8 ug/l ad un minimo inferiore al limite di rilevabilità”.
Nonostante gli sforzi di A2A, quella del cromo e dei solventi clorurati resta comunque un’emergenza reale per la città, come sottolineato anche dal Ministero in un recente convegno sul sito Caffaro.
Il caso Brescia era sul tavolo del dimissionario ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Dopo l’interrogazione presentata ad ottobre dal deputato pentastellato Giorgio Girgis Sorial, nei giorni scorsi è stato Alfredo Bazoli (Pd) a sottoscrivere un’interrogazione scritta molto puntuale. Ricorda la cancerogenicità del cromo esavalente e come la California nel 2013 abbia adottato un limite di 10 microgrammi al litro, mentre quello in vigore in Europa (50 microgrammi per il cromo totale) risale ormai al 1958. “Il ministro - commenta Bazoli - deve dirci se non ritiene opportuno farsi promotore di un percorso per la rivisitazione di questi limiti che sono davvero irrazionali”.