Grandi manovre. La Cassa depositi e prestiti punta anche su Iren
Conclusa l’operazione d’ingresso in Hera-AcegasAps con il 7%, la Cdp non si ferma. Scopo, secondo il quotidiano “La Repubblica”, è favorire l’aggregazione di aziende che coprono servizi fondamentali per le comunità. In Italia abbiamo oltre quattrocento utility locali: “Troppe”
Dopo Hera-AcegasAps tocca a Iren. Non si fermano le operazioni della Cdp, la Cassa depositi e prestiti. Lo scopo della sua rotta sulle multiutility è “favorire l’aggregazione di aziende che coprono servizi fondamentali per le comunità locali, gestione degli acquedotti e smaltimento dei rifiuti su tutti gli altri”, come scrive il quotidiano “La Repubblica”.
In che modo? Partendo dall’Emilia Romagna, dove ha appena dato il via libera all’ingresso fino al 7% nel capitale del gruppo Hera-AcegasAps, per muoversi su altre due direttive nei prossimi mesi. Nel breve periodo puntando verso est, nel tentativo di mettere insieme le ex municipalizzate del Veneto e del Friuli dove il panorama è quanto mai frammentato e necessita di un polo di aggregazione. Nel medio periodo, invece, l’obiettivo è più ambizioso: puntare alla fusione tra gli emiliani e Iren, portando così a termine il progetto che era fallito due anni fa.
È questo lo scenario tratteggiato dal quotidiano romano che si apre all’indomani dell’annuncio per l’investimento fino a 100 milioni di euro da parte del Fondo strategico italiano nel capitale della società che nascerà, entro la fine dell’anno, dalla fusione tra il gruppo Hera (controllata da una cinquantina di comuni dell’Emilia Romagna, con a capo Bologna, Modena e Ravenna) e AcegasAps (le ex municipalizzate di Padova e Trieste). Il Fondo, con una dotazione di 4 miliardi, è lo strumento con cui la Cdp persegue un obiettivo di politica industriale su mandato del governo. E cioè, “aiutare le aziende italiane a diventare più grandi, partendo dal presupposto che le società sono inferiori dimensionalmente al loro potenziale economico”, come ha chiarito l’amministratore delegato della Cdp, Giovanni Gorno Tempini.
In Italia abbiamo oltre quattrocento utility locali: troppe per l’esecutivo. “I processi di aggregazione non sono solo necessari, ma sono assolutamente i benvenuti”, commenta Gorno Tempini.