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Relazione Annuale dell’Arera. Ecco tutti i numeri dei servizi pubblici

where Roma when Mar, 09/07/2024 who roberto

I dati 2023 per elettricità, gas, acqua, rifiuti, telecalore e servizi ai consumatori nella relazione annuale del presidente di ARERA Stefano Besseghini

La fine del mercato tutelato arera.jpgdell’energia con i prezzi che nonostante gli interventi non tornano ai livelli pre-covid, ma anche le problematiche legate al mercato elettrico e gli investimenti nel settore idrico e il metodo tariffario nei rifiuti: sono alcuni degli argomenti affrontati dal presidente di ARERA Stefano Besseghini nella relazione annuale presentata al Parlamento sullo Stato dei servizi e sull’Attività svolta nel 2023 dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente.  
Nel 2023 i mercati internazionali hanno mostrato una grande reattività come conseguenza di una maggiore globalizzazione e dell’aumento della centralità del GNL, per compensare il drastico calo delle importazioni dalla Russia, a seguito della guerra contro l’Ucraina, che unito alla ripresa economica post-pandemia aveva innescato una crisi nel 2022.  In Italia, l’attenzione si è focalizzata sulla fine del mercato tutelato per gli utenti domestici gas.  In particolare, l’andamento dei prezzi, e il loro confronto tra i diversi paesi europei in base ai dati Eurostat, è influenzato anche dalla diversità degli interventi pubblici realizzati dai Governi a tutela dei consumatori nei settori energetici, interventi che sono andati via via riducendosi. Nel caso italiano molti degli interventi, che hanno impiegato ingenti risorse pubbliche, hanno continuato a garantire un contenimento dei prezzi che, nonostante i cali registrati rispetto al picco del 2022, non tornano ai livelli pre-crisi.  Nonostante la fine tutela gas, maggiori richieste di informazioni e problematiche si sono registrate nel settore elettrico. Sono diminuiti per la prima volta il numero dei venditori di gas e luce e migliorato al contempo anche il livello di concentrazione, soprattutto nel gas in cui il primo operatore storico è stato superato per quote di mercato. Lato ambiente, proseguono gli investimenti programmati nell’idrico, le cui tariffe, come per i rifiuti, aumentano a causa dell’inflazione e dell’aumento del costo dell’energia. Ecco i diversi punti trattati divisi per argomento.
 
Elettricità: sui prezzi si accorcia la distanza con l’Europa
La relazione segnala che anche nella prima parte del 2023 i prezzi dell’energia elettrica in Italia e in Europa hanno risentito, seppur senza registrare i picchi dell’anno precedente, delle tensioni internazionali sui mercati all’ingrosso. I rialzi si sono riflettuti sulle bollette dei clienti domestici, nonostante le proroghe degli interventi pubblici da parte dei governi di molti Paesi europei, tra cui l’Italia. La tendenza dell’anno è stata, comunque, quella di un ritorno a una “nuova normalità” caratterizzata da mercati più reattivi e globalizzati, in cui i prezzi si sono assestati su livelli più alti del passato.
I prezzi medi dell’energia elettrica per i consumatori domestici nel 2023 fanno registrare aumenti del +6% in Italia (con prezzi medi finali pari a 38,64 c€/kWh) ben lontani dal +40% dell’anno precedente. Si è mantenuta pressoché stabile, invece, la variazione nell’Area euro che nel 2023 ha segnato un +12,6% (31,45 c€/kWh) rispetto al +13% del 2022.
L’aumento del prezzo lordo in Italia è dovuto principalmente alla componente oneri e imposte che, rispetto ai 12 mesi precedenti, ha subito sensibili variazioni (+54,4%) per la progressiva reintroduzione degli oneri generali in bolletta; i prezzi netti, infatti, dati dalla somma del prezzo di energia e vendita e dei costi di rete, hanno registrato una piccola variazione negativa (-2%), passando da 31,74 c€/kWh a 30,98 c€/kWh. Al contrario, nell’Area euro si è registrato un aumento dei prezzi netti (+16,6%, da 22,48 a 26,21 c€/kWh), mentre una lieve riduzione si è avuta per oneri e imposte (-4%, passando da 5,46 a 5,24 c€/kWh).
Grazie al minore incremento registrato dai prezzi lordi italiani, il differenziale rispetto all’Area euro, che nel 2022 aveva raggiunto quota +30%, si è ridotto al 22,9%, così come la differenza in termini di prezzi netti (cioè al netto di oneri, imposte e tasse) è scesa dal +40% al +18,2%. Dal confronto con i prezzi dei Paesi europei paragonabili per dimensione all’Italia emerge che, nel 2023, le famiglie tedesche tornano in prima posizione con i prezzi più elevati (42,03 c€/kWh) seguite da quelle italiane che lo scorso anno le avevano superate (38,64 c€/kWh), francesi (32,65 c€/kWh) e spagnole (26,02 c€/kWh) .
Guardando alle classi di consumo, il differenziale tra i prezzi lordi italiani e quelli dell’Area euro è positivo per tutte le classi, massimo per la prima a consumi più ridotti (+23,7%) e minimo per l’ultima con consumi maggiori (+5%). Anche per i prezzi netti i differenziali risultano tutti di segno positivo ma con valori più contenuti: +9% e +12 nelle classi DB (consumi da 1.000 a 2.500 kWh/a) e DC (consumi da 2.500 a 5.000 kWh/a), nelle quali si concentrano i maggiori consumi nel nostro Paese; +2,4% nella classe DE (superiore a 15.000 kWh/a) che rappresenta una quota residuale dei consumi domestici (circa il 2%).
In particolare, nella classe di consumo intermedia DC (consumi da 2.500 a 5.000 kWh/a), che è rappresentativa del cliente domestico italiano, sia perché ha il peso maggiore in termini di energia venduta, sia perché includeva nel 2023 anche il cliente tipo normalmente di riferimento per l’Autorità, si osserva che il prezzo lordo in Italia è aumentato solo del 5,9% a fronte di incrementi più elevati negli altri Paesi: 14,5% in Francia, 22,9% in Germania e 35,4% nell’Area euro. Considerando i valori al lordo delle imposte, le famiglie italiane con consumi in questa classe pagano un prezzo di 35,71 c€/KWh che corrisponde + 46,5% rispetto alle famiglie francesi (24,38 c€/kWh) e +49,7% rispetto alle spagnole (23,86 c€/kWh), mentre pagano il 12,4% in meno delle famiglie tedesche (40,75 c€/kWh).
 
Gas, consumi e prezzi
In Europa la produzione di gas naturale ha visto una notevole diminuzione arrivando a quota 215 mld m3: questo calo è dovuto principalmente alla riduzione della produzione dalla Norvegia, dai Paesi Bassi e il Regno Unito, con diminuzioni rispettivamente di 7 mld m3, 5,5 mld m3 e 4,6 mld m3. Nel 2023 i Paesi dell’UE hanno importato 155 mld m3 di gas via tubo (-48 mld m3) con un calo del 24% determinato principalmente dalla riduzione delle importazioni dalla Russia e dalla Norvegia. Di contro è cresciuta, seppur di poco, l’importazione di GNL in Europa, arrivata a 134,3 mld m3 (+2,7% rispetto al 2022), principalmente in arrivo dalle Americhe, (50%) seguite da Africa (19%), Russia (13%) e Medioriente (14%). Tra i maggiori importatori UE di GNL, solo l’Italia ha mostrato un incremento rispetto al 2022: +13,2%, contro forti riduzioni di Paesi Bassi (-35,1%), Francia (-15,5%) e Spagna (-13,9%).
In Italia è entrato in funzione il rigassificatore di Piombino, che ha ricevuto 1,1 mld m3 nell’anno. Nel complesso, in Europa il tasso di utilizzo dei terminali GNL, rispetto alla capacità massima di immissione sulle reti, è passato dal 63% del 2022 al 58% del 2023. Infine, a chiusura della stagione fredda (fine marzo – inizio aprile) il volume di gas negli stoccaggi europei ha raggiunto il livello di 60,8 mld m3, più del doppio rispetto ai livelli di 12 mesi prima (28,5 mld m3).
Nel 2023 i mercati del gas naturale hanno mostrato segnali di riequilibrio dopo un periodo di shock, con i prezzi del gas saliti dai minimi del 2020, durante la pandemia di COVID-19, a massimi record nel 2022, nel contesto della crisi energetica in Europa. I prezzi spot del gas hanno registrato un notevole calo dovuto principalmente a due inverni miti consecutivi, ma la “nuova normalità” li fa rimanere superiori alle medie storiche.
Nel 2023, il prezzo del gas naturale alle frontiere europee è stato 41,2 €/MWh (era 101 €/MWh nel 2022). Si è quasi azzerato il differenziale tra prezzo all’Europa e GNL asiatico, passato da 43 €/MWh dello scorso anno a 30 centesimi del 2023, evidenziando una tendenza alla convergenza tra macro-mercati, innanzitutto quello europeo e quello asiatico, grazie al crescente peso del GNL nel commercio mondiale di gas. Il prezzo agli hub europei non si è scostato da quello alle frontiere: 40,5 €/MWh al TTF (Paesi Bassi), 42,9 €/MWh al PSV (Italia) e 41 €/MWh al THE (Germania). Il prezzo al PSV si mantiene superiore a tutti gli altri, con un differenziale rispetto al TTF di 2,4 €/MWh.
Nel 2023 il consumo netto di gas naturale è diminuito in Italia di 7 miliardi di metri cubi, attestandosi a 60,3 miliardi di metri cubi (-10,4% rispetto al 2022), principalmente a causa della discesa di 5,2 mld m3 del settore termoelettrico (-18,5%), oltre che a una diminuzione di 2,4 mld m3 del settore domestico (-12,9%), mentre i consumi del settore industriale sono scesi di 0,6 mld m3 (-4,6%). In controtendenza è risultato soltanto il settore del commercio e servizi, i cui consumi in aumento di 1,1 mld m3 (+18,3%) hanno parzialmente attutito il calo complessivo.
Nel 2023 il numero di venditori attivi nel mercato al dettaglio è diminuito per la prima volta dall’inizio degli anni 2000 in misura consistente (-34 rispetto al 2022) arrivando a un totale di 481 imprese attive. Di queste soltanto 26 hanno venduto oltre 300 milioni di metri cubi, coprendo l’84,1% di tutto il gas acquistato nel mercato al dettaglio.
Nel 2022 il livello della concentrazione nel mercato della vendita finale è leggermente diminuito. I primi tre gruppi controllano 41,9% mentre nel 2022 la quota era pari al 44,3%. Considerando i primi cinque gruppi, la porzione di mercato servita sale al 54,9% (55,4% nel 2022).
 
Acqua: 345 €/anno la spesa media
Nel 2023, la spesa media sostenuta da una famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 m3, risulta a livello nazionale pari a 345 euro/anno (2,30 euro per metro cubo consumato). Il dato vede un valore più contenuto nel Nord-Ovest (254,5 euro/anno) e più elevato nel Centro (421,8 euro/anno). Il valore, invece, si ferma a 367 euro/abitante nell’area Sud e Isole. Guardando le voci che compongono la bolletta degli utenti domestici, sempre con consumi pari a 150 m3/anno, risulta che il 38,8% circa della spesa è imputabile al servizio di acquedotto, per il quale si spendono a livello nazionale 133,7 euro/anno, il 12% è invece attribuibile al servizio di fognatura (41,4 euro/anno) e il 29,5% a quello di depurazione (101,9 euro/anno). Infine, la quota fissa pesa per il 10,6% (36,6 euro/anno) e le imposte per il 9,1% (31,4 euro/anno). Anche nel 2023, come già rilevato nella scorsa versione della Relazione Annuale, rispetto ai dati raccolti con riferimento all’anno di base (2016), emerge un avanzamento nel processo di miglioramento complessivo per gli indicatori di qualità tecnica individuati dall’Autorità e una lieve ma stabile crescita del numero di gestori per i quali viene svolta periodicamente dagli Enti di governo dell’ambito la ricognizione dei dati infrastrutturali e di qualità, anche con riferimento alle gestioni localizzate nell’area geografica del Sud e delle Isole.  Nello specifico, nel 2023 a livello nazionale il valore delle perdite idriche si attesta in media a 17,9 m3/km/gg e al 41,8%, con valori più contenuti al Nord e valori medi più elevati al Centro e nel Sud e Isole. Lo stesso disallineamento a livello territoriale si riscontra anche nei dati relativi alle interruzioni di servizio, fortemente condizionati da alcune situazioni critiche a livello territoriale. Quasi il 60% della popolazione è servito da gestori che hanno garantito una buona continuità del servizio di erogazione, evidenziando una durata delle interruzioni inferiore alle 3 ore/anno per utente.
 
Rifiuti: il metodo tariffario e la differenziata
A maggio 2024 risultano iscritti all’Anagrafica Operatori dell’Autorità 8.419 soggetti con un incremento rispetto allo scorso anno di 318 nuovi iscritti. A conferma di un processo di organizzazione territoriale del servizio ancora incompleto, i soggetti iscritti come Enti territorialmente competenti permangono in numero elevato (pari a 3.389), seppur in progressiva riduzione. Nel 2022 la produzione nazionale dei rifiuti urbani è stata pari a circa 29,1 milioni di tonnellate in calo dell’1,8% rispetto al dato 2021. La precedente annualità 2021 era stata caratterizzata da un’inversione di tendenza, in linea con la ripresa economica post pandemia dell’economia nazionale. Diversamente, il dato di produzione riferito all’anno 2022 segna nuovamente una contrazione, a fronte degli incrementi invece rilevati per gli indicatori socioeconomici, quali prodotto interno lordo e spesa per consumi finali sul territorio economico, rispettivamente pari al 3,7% e 6,1%. D’altro canto, si conferma il trend di crescita della raccolta differenziata, che aumenta più di un punto percentuale rispetto al 2021, passando dal 64% al 65,2% (in termini quantitativi quasi 19 milioni di tonnellate di rifiuti differenziati).
A livello territoriale, le regioni del Nord-Est e del Nord-Ovest mantengono alti livelli di raccolta differenziata, confermando anche per il 2022 il superamento dell’obiettivo del 65% previsto per il 2012 dal decreto legislativo n. 152/06, con risultati pari rispettivamente al 74,3% e al 69,8% della produzione totale dei rifiuti urbani prodotti, mentre il Centro si attesta al 61,5% e il Sud e le Isole al 57,5%.
 
Teleriscaldamento: il gas si conferma la fonte primaria
Si conferma il trend di crescita del teleriscaldamento e del teleraffrescamento, tra il 2000 e il 2022 la volumetria allacciata è aumentata a un tasso medio annuo del 5,7%, passando da 117,3 a 392,7 milioni di metri cubi. Le 5 regioni del nord Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Veneto rappresentano, da sole, oltre il 95% dell’energia termica erogata. Nel 2022 le centrali termiche al servizio di reti di telecalore hanno prodotto 11.515 GWh termici, 6.535 GWh elettrici e 167 GWh frigoriferi. Il gas naturale si conferma la fonte energetica nettamente prevalente con il 69,8% del consumo energetico complessivo, tra le altre fonti portano un contributo significativo i rifiuti (16,1%) e le bioenergie (biomasse, biogas e bioliquidi, al 10,7%). Il numero di imprese operanti su reti di telecalore è pari a 255 (258 un anno fa). Di queste, l’86% si occupa di attività strettamente legate all’esercizio delle reti e alla fornitura dall’energia termica alle utenze (distribuzione e/o misura e/o vendita) mentre la quota rimanente si occupa solo di produzione di energia termica. L’energia distribuita dalle reti di telecalore è utilizzata principalmente per la climatizzazione ambientale (riscaldamento e raffrescamento) e la produzione di acqua calda a uso igienico-sanitario, mentre è marginale l’utilizzo in processi industriali. Una quota significativa del mercato è costituita da utenze di tipo residenziale (64,0%) e terziario (33,2%), la domanda del settore industriale rimane marginale (2,8%).
 
Servizi per i consumatori
Nel corso del 2023 l’innalzamento a 15.000 euro della soglia ISEE ha consentito di beneficiare del meccanismo automatico di sconto a circa 1 milione e mezzo di famiglie, che avevano ottenuto un’attestazione ISEE superiore a 9.530 euro, ma entro la nuova soglia di 15.000. Di conseguenza, sono stati riconosciuti 4,6 milioni di bonus elettrici e 3 milioni di bonus gas a clienti diretti, ossia titolari di forniture individuali di gas naturale: l’importo stimato corrispondente ai bonus riconosciuti è pari a circa 1.427 milioni di euro per i primi e a circa 716 milioni di euro per i secondi. Al 31 dicembre 2023 i nuclei familiari con bonus attivo per disagio fisico erano 64.828 (+24% rispetto al 2022).
A fine 2023 è terminato il sistema di rafforzamento del bonus sociale in vigore negli ultimi 2 anni, che ne aveva esteso la platea dei beneficiari, tornando nel 2024 ai normali valori Isee (seppure aggiornati all’inflazione) per poterne usufruire. È invece proseguito il contributo straordinario crescente con il numero dei componenti familiari e applicato in automatico a chi già riceve il bonus elettrico, come previsto nella Legge di Bilancio 2024.
Nel 2023, il call center dello Sportello ha ricevuto 1.546.809 chiamate in orario di servizio (+23% rispetto al 2022), con un tempo medio di conversazione di 252 secondi (erano 238 nel 2022). In linea con gli anni precedenti, il 97% delle chiamate ha interessato i settori dell’energia elettrica e del gas e il bonus sociale resta la tematica più ricorrente con il 67% dei contatti (era il 68% nel 2022). Le richieste scritte di informazione sono state 54.750 (in lieve diminuzione rispetto al 2022) e hanno interessato per la quasi totalità i settori energetici (49.930), a fronte di 4.631 richieste per il settore idrico e 189 richieste per il telecalore. I primi cinque argomenti oggetto delle richieste relative ai settori energetici sono stati: bonus sociale (45%), fatturazione (14%), mercato (12%), contratti (11%) e morosità e sospensione (7%). Le richieste di attivazione di procedure speciali informative per i settori energetici, nel 2023, ammontano a 44.929, in aumento rispetto al 2022 (+7%).
 
La relazione annuale integrale la trovi in Pagina Approfondimenti

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