Rifiuti, l’ex ministro Ronchi: a Roma troppe carenze di impianti
Così Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, sulla situazione rifiuti a Roma
"Tutta la filiera della gestione del rifiuto dopo la raccolta va messa a punto: ci sono notevoli carenze impiantistiche. Alcuni impianti vanno messi a punto per farli funzionare meglio, altri vanno integrati, ovviamente in una programmazione integrata sia della parte raccolta separatamente da avviare a riciclo sia della parte residua, non raccolta separatamente, che è circa la metà del rifiuto generato a Roma". Così Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, sulla situazione rifiuti a Roma, all'Adnkronos.
Oltre all'impiantistica, Ronchi, già ministro dell'Ambiente dal 1996 al 2000, individua anche "un problema di organizzazione della raccolta e anche di spazzamento stradale. Non è che puoi farti sorprendere dai rifiuti delle festività natalizie; sai che ci sono, li programmi e devi essere organizzato per raccoglierli". Insomma: "Capacità di raccolta e pulizia stradale non sono da sottovalutare, poi c’è l'impiantistica. Perché se l’impiantista della gestione del rifiuto è adeguata, efficiente e funziona, il flusso è più rapido, più regolare: non si creano strozzature e quindi anche il cassonetto si svuota più rapidamente e le strade sono più pulite".
Nell’impiantistica, però, "ci sono diverse strozzature. Abbiamo un problema della frazione organica del rifiuto che non dispone di impianti e quindi fa troppi chilometri, costa tanto; il meccanismo di gestione della frazione organica è lento, farraginoso e contribuisce a determinare quella situazione".
"Poi c’è la frazione non organica e differenziata, quindi carta e cartone, plastica e vetro, anche queste frazioni hanno circuiti non rapidi e non efficaci, bisogna verificarli bene. La parte indifferenziata è circa la metà dei rifiuti, ha un trattamento preliminare nei Tmb che la riducono un po', recuperando un po' di vetro, di metalli, poca roba. Da qui si producono due flussi: un flusso umido e un flusso secco: questi due flussi vanno o in discarica o, per il flusso secco, agli inceneritori. Anche qui non abbiamo discarica e c’è una capacità di incenerimento non altissima".
"Io vedrei come assoluta priorità - ha quindi concluso Ronchi - uno o due grossi impianti per il compostaggio della frazione organica, poi servirebbe una discarica di servizio. Infine, bisogna mettere a punto bene gli altri trattamenti, in modo che la catena di gestione del rifiuto sia fluida, funzioni rapidamente, non si creino dei punti di arresto con i camion fermi perché non sanno dove mettere il rifiuto".