Animalìe. L’appello di Greenpeace: senza il grano ucraino urgente ridurre gli allevamenti
L’organizzazione chiede all’Unione Europea e ai governi di ridurre il numero di animali allevati in modo intensivo per non sottrarre alimento per i poveri
È stata presentata la strategia della Commissione Europea per affrontare le conseguenze dalla guerra in Ucraina sul settore agroalimentare. Secondo Greenpeace, una riduzione dell'8% nell'uso di cereali per l'alimentazione animale nell'Ue consentirebbe di risparmiare abbastanza frumento per compensare il deficit previsto a causa dell'invasione della Russia in Ucraina.
L'Ucraina produce in media 26 milioni di tonnellate di frumento all'anno, che in gran parte viene esportata. La Fao stima che, a causa della guerra, la produzione di cereali in Ucraina subirà probabilmente una riduzione tra il 20% e il 30%. Uno scenario più estremo, con una riduzione del 50% della produzione di grano, causerebbe un deficit di 13 milioni di tonnellate di frumento disponibile per nutrire gli abitanti delle nazioni più povere. “La produzione di grano dell'Ucraina, da cui molti paesi a basso reddito al di fuori dell'Ue dipendono per le forniture alimentari, sarà infatti ridotta a causa del conflitto. L'impatto principale di questa guerra nei confronti degli agricoltori europei, invece, è una limitata riduzione dell’importazione di materie prime destinate alla mangimistica e problemi nelle forniture di fertilizzanti sintetici, che in buona parte sono usati per coltivare mangimi destinati alla produzione intensiva di carne”, afferma l’organizzazione ecologista.
Per questo motivo Greenpeace chiede all’Unione Europea e ai governi nazionali “di ridurre il numero di animali allevati in modo intensivo per liberare cereali sufficienti a compensare il deficit di grano, e diminuire la dipendenza dell'Ue da fertilizzanti sintetici sempre più costosi e inquinanti”. Questa richiesta fa parte di una serie di misure che Greenpeace ha presentato a livello europeo “per assicurare che la carenza di grano non vada a pesare sulle fasce di popolazione più vulnerabili e per far sì che il sistema agroalimentare europeo diventi più resiliente”. “Meno carne e latticini, insieme a incentivi per le produzioni ecologiche, renderebbero l'agricoltura europea più resistente agli shock, sia a quelli imprevisti come questo conflitto, sia quelli prevedibili come la crisi climatica. Invece l'Ue rischia di puntare nuovamente su un modello insostenibile", afferma Federica Ferrario, campagna agricoltura di Greenpeace Italia.
Animal Equality si unisce all’appello lanciato da Greenpeace. “Come Animal Equality abbiamo denunciato gli effetti drammatici della produzione di carne sugli animali in Italia e nel mondo insieme al devastante impatto inquinante che essa comporta sull’ambiente e sulla salute delle persone. La grave minaccia che deriverebbe dal ritardare e limitare gli obiettivi del Green Deal a favore degli allevamenti intensivi è pertanto inaccettabile”, dice la direttrice esecutiva di Animal Equality Italia, Alice Trombetta.