Curata e liberata a Linosa la tartaruga avvolta dalla plastica
Ospitata per undici giorni nel centro del Cts. Nello stomaco aveva pezzi di lenza, confezioni di merendine, frammenti di imballaggi
La piccola tartaruga battezzata Linosa (dal nome dell’isola) ha ripreso il mare dopo aver trascorso 11 giorni nell'ospedale delle tartarughe marine CTS dove è stata curata e rimessa in forma da personale specializzato dell'associazione che opera in questa struttura.
Il piccolo animale è stato il protagonista assoluto della spiaggia di Pozzolana di Ponente insieme agli abitanti dell’isola e in presenza di un pubblico di turisti incuriositi ed emozionati.
A fare gli onori di casa e a dare un saluto istituzionale all'animale prima che riprendesse il largo, una madrina d'eccezione: il delegato sindaco di Lampedusa e Linosa, Susanna Errera, con fascia tricolore.
La tartaruga marina, dopo aver ripreso confidenza con la sabbia scura dell'isola, ha raggiunto la riva per dirigersi verso il mare aperto.
La tartaruga Linosa è stata fortunata così come lo sono stati gli altri sei esemplari che, nelle ultime settimane, sono arrivati al Centro Recupero Tartarughe Marine Cts dove sono stati curati da un veterinario e un biologo e assistiti da un gruppo di volontari che danno il loro prezioso contributo alla gestione.
"Siamo orgogliosi – afferma la sindaca di Lampedusa e Linosa, Giusi Nicolini – di essere in prima fila anche nel prestare cure alle tartarughe marine che sono diventate ormai il simbolo identificativo delle nostre isole. Per noi ogni liberazione è un traguardo ed è una grande soddisfazione poter contribuire alla tutela di questi straordinari rettili marini che sono una delle tessere del grande mosaico di biodiversità che caratterizza questa porzione del Mediterraneo che nell'interesse di tutti cerchiamo di preservare e valorizzare con l'Area Marina Protetta".
"Un problema che accomuna tutti questi animali – dice Andrea Dall'Occo, veterinario del Centro Cts – è la presenza di una notevole quantità di plastica nel loro stomaco. La sola Linosa ha ingerito resti di plastica di varia natura, tra cui una confezione di merendina al cioccolato, un'etichetta con codice a barre, resti di confezioni per alimenti, pezzi di piccole dimensioni di plastica dura e, infine, quattro spezzoni di lenza di nylon di circa 10 centimetri". Una quantità incredibile che poteva solo aumentare nel tempo e portare al soffocamento l'animale, prontamente recuperato dai pescatori dell'Andrea Doria che, insieme agli altri pescatori dell'isola, collaborano attivamente al recupero di tartarughe marine in difficoltà.
"Gli ultimi dati che riguardano il Mediterraneo sono decisamente sconfortanti”, afferma Stefano Di Marco, vicepresidente del Cts. “Secondo stime contenute nel rapporto 2014 di Goletta Verde si parla di 27 rifiuti galleggianti per ogni chilometro quadrato di mare e nel 41% si tratta di buste di plastica che spesso finiscono nello stomaco delle povere tartarughe marine che le scambiano per meduse, uno dei cibi preferiti da questi animali. Per limitare questi problemi è importante che ognuno di noi faccia la sua parte, evitando di abbandonare rifiuti in giro. Se considerate che un sacchetto di plastica ha tempi di degradazione che vanno dai 100 a 1000 anni, avete la misura di quanto questi rifiuti siano pericolosi per animali come le tartarughe marine".
Il piccolo ospedale delle tartarughe, che grazie al progetto Tartalife finanziato dal programma Life+ della Commissione Europea è stato rinnovato e potenziato, lavora a pieno ritmo. Il Centro ora ospita sette esemplari di caretta caretta: Mia, Iolanda liberata in questi giorni insieme a Baby2, Gerardina, Ciccio, Osso e Respiro.