Ecomafie. La Cassazione conferma le condanne per i responsabili dell’incendio di rifiuti a Corteolona
Per Legambiente, “troppo spesso i reati finiscono in prescrizione”. Nel 2020 82 delle 198 misure cautelari per reati nel ciclo illegale dei rifiuti in Italia sono state eseguite in Lombardia
Sentenza definitiva di condanna per uno dei casi di “guerra dei rifiuti” con l’incendio delle scorie accumulate in un capannone che è andato distrutto. La Corte di Cassazione ha confermato le condanne con rito abbreviato nei confronti di Vincenzo D. a 3 anni e sei mesi di reclusione e Alessandro Del G. a 2 anni di reclusione per i reati di incendio doloso e traffico illecito di rifiuti, che sono stati realizzati nel gennaio del 2018 a Corteolona, in provincia di Pavia. Con la sentenza, la suprema corte ha confermato anche il risarcimento dei danni alle parti civili: al Comune di Corteolona, alla società proprietaria del capannone e alla Legambiente Lombardia, che è stata assistita nei tre gradi di giudizio dagli avvocati Sergio Cannavò e Alessio Romanelli.
Il ricordo di Barbara Meggetto
“Quello nel capannone del piccolo centro del pavese è stato uno dei più grandi incendi di rifiuti che hanno colpito la Lombardia negli ultimi anni – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – . Ci vollero molte ore per domare le fiamme, visibili anche a diversi chilometri di distanza e i cui fumi tossici infestarono l’atmosfera per oltre un giorno. Un plauso va alle forze dell’ordine, della Direzione distrettuale antimafia di Milano e all’Arpa di Pavia che fin dai primi roghi di rifiuti ha incrementato le energie dedicate al contrasto di questo grave e preoccupante fenomeno”.
L’inchiesta della Forestale
L’attività investigativa dei Carabinieri Forestali, coordinata dalla Dda di Milano, consentì di individuare in tempi molto rapidi i responsabili, poi rinviati a giudizio a inizio 2019, con l’accusa di aver allestito un’organizzazione criminale dedita al traffico illecito di rifiuti speciali che venivano stipati in un capannone abbandonato di Corteolona, lo stesso che poi fu incendiato con l’intento di cancellare le prove e di non permettere di risalire agli autori della gestione illegale.
Il commento dell’avvocato
“È indispensabile tenere alta la guardia, perché la Lombardia continua ad essere terra di traffici illeciti e di illegalità nel settore ambientale e perché in ancora troppi casi alcuni processi si concludono nel nulla per intervenuta prescrizione – sottolinea Sergio Cannavò, responsabile del Centro di Azione Giuridica di Legambiente Lombardia. – Lo scorso anno su 198 misure cautelari eseguite per reati nel ciclo illegale dei rifiuti in Italia 82 sono state applicate nell’ambito di procedimenti lombardi, così come il 16% delle inchieste per corruzione ambientale si sono svolte nella nostra regione”.