Ilva. Trovati rifiuti (Iri) nella gravina. Il piano ambientale
I ministri dell'Ambiente e dello Sviluppo: "Dpcm rende più solido e rigoroso il piano ambientale, la posizione del sindaco non giova alla città e ai suoi abitanti"
Quella di “disastro ambientale” è una delle accuse che il pm di Taranto Mariano Buccoliero contesta alle 21 persone coinvolte nell'inchiesta sulle vecchie collinette di rifiuti industriali create dal Siderurgico di Taranto al confine con la gravina di Leucaspide, nel territorio di Statte, in parte franate in una zona di particolare pregio. Secondo la perizia redatta dall'ingegner Giuseppe Lamusta per conto di Vito De Filippis, uno dei proprietari della tenuta Leucaspide, nella zona protetta a ridosso della gravina sarebbero stati sversati - già a cominciare dal periodo il cui lo stabilimento si chiamava Itasider ed era dell’Iri e poi nel successivo periodo Ilva - oltre 5 milioni di metri cubi di rifiuti (contenenti anche berillio, pcb e arsenico).
Non è un'inchiesta nuova. Già nel febbraio del 2016 furono notificati 9 avvisi di garanzia per reati analoghi. I rifiuti - secondo l'accusa - hanno riempito la gravina, provocando danni all'ambiente circostante e all'acqua in falda e invadendo anche proprietà private.
Sono indagati ex rappresentanti del Cda di Ilva spa e Riva Fire spa e del consiglio di famiglia Riva (Fabio Arturo, Claudio, Nicola, Daniele, Cesare Federico, Angelo Massimo, Adriano ed Emilio Massimo Riva, Laura Bottinelli e Giorgio Silva); gli ex direttori del sito di Taranto Salvatore Ettore, Luigi Capogrosso, Salvatore De Felice, Adolfo Buffo, Antonio Lupoli, Ruggero Cola, l'attuale direttore Antonio Bufalini e i dirigenti di stabilimento Renzo Tommassini, Antonio Gallicchio, Domenico Giliberti e Alessandro Labile.
A vario titolo, vengono contestati i reati di disastro ambientale doloso, distruzione e deturpamento di risorse naturali, danneggiamento, getto pericoloso di cose e mancata bonifica dei siti inquinanti. Stando alle contestazioni del pm inquirente, gli indagati avrebbero consentito e comunque "mantenuto, senza metterle in sicurezza, diverse discariche a cielo aperto di rifiuti pericolosi e non pericolosi di origine industriale situate su tutto l'argine sinistro della gravina Leucaspide sino al limite del confine con l'azienda agricola di proprietà della famiglia De Filippis", determinando così la realizzazione di grandi depositi costituiti dai rifiuti dall' altezza di oltre 30 metri sopra il piano campagna.
Il piano ambientale - "Stupisce la decisione del sindaco Rinaldo Melucci di impugnare un decreto che rende ancora più solido e rigoroso il piano ambientale per l'Ilva di Taranto. Nel Dpcm ci sono tempi certi per tutte le bonifiche, anche anticipati rispetto al previsto per la copertura dei parchi minerali, per un investimento complessivo sull'intero piano ambientale da parte del nuovo gestore di oltre un miliardo di euro e sulle coperture dei parchi di circa 400 milioni di euro. Non si comprende dunque a chi giovi una presa di posizione del genere: non certo a Taranto e ai suoi abitanti". Lo scrivono in una nota congiunta i ministri dell'Ambiente Gian Luca Galletti e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, con riferimento alla decisione del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci di impugnare il Decreto del Presidente del Consiglio.
Legambiente - "L'imposizione del limite di 6 milioni di tonnellate/anno costituisce un sia pur parziale accoglimento delle richieste di Legambiente e suona come conferma di quello che andiamo sostenendo fin dall'approvazione della precedente Aia, nell'ormai lontano 2012: una produzione di otto milioni di tonnellate/anno di acciaio dall'impianto a ciclo integrale dello stabilimento Ilva di Taranto (autorizzata dall'Aia del 2012 e confermata nel Piano ambientale del 2014) e incompatibile con la salvaguardia dell'ambiente e della salute". Lo dice Legambiente commentando il Dpcm sul piano ambientale Ilva.