Mare. Il Wwf: "Serve un salto di qualità per il santuario Pelagos”
Analisi e richieste dopo 16 anni di istituzione del Santuario dei cetacei
Sedici anni dopo l’istituzione del Santuario dei cetacei (o Santuario Pelagos) nell’Alto Tirrerno e nel Mar Ligure fra Toscana, Liguria, Sardegna e Costa Azzurra, è stata condotta una prima analisi di Wwf Italia e Wwf Francia dal titolo "Santuario Pelagos: valutazione dello Stato attuale e proposte per una migliore gestione", presentata a Montecarlo, nel cuore del Santuario. Diversi i punti di criticità e i suggerimenti.
Rafforzamento della governance con un piano di gestione rivisto e più operativo, maggiori risorse economiche, definizione di obiettivi precisi sui temi più caldi come inquinamento, il traffico marittimo, per limitare o eliminare i rischi di collisioni tra navi e balenottere nell'area del Santuario e in quelle limitrofe. Solo in questo modo il Santuario Pelagos, l'habitat principale della balenottera comune, il più grande mammifero del Mediterraneo e il secondo al mondo, potrà difendere questo splendido abitante del mare (www.wwf.it/cetacei/) e rendere sostenibili tutte le attività che vi si svolgono tra cui gli insediamenti civili e industriali costieri, i trasporti marittimi o il whale-watching.
Il Santuario Pelagos per i cetacei - Il Santuario è la prima area transfrontaliera del Mediterraneo destinata alla tutela dei mammiferi marini la cui governance è ripartita tra Francia, Italia e principato di Monaco.
Si estende per 87.500 km2 e ben oltre la zona costiera dei tre paesi coinvolti, L'area del Santuario è stata inserita dal 2002 nella Lista delle Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea (ASPIM), della Convenzione di Barcellona.
Il Santuario Pelagos racchiude le acque costiere e l'ambiente pelagico dell'area compresa tra il promontorio della penisola di Giens e il Fosso Chiarone nella Toscana meridionale. Incorpora anche le acque che bagnano numerose isole: Corsica e Sardegna settentrionale e alcune isole più piccole come quelle davanti a Hyères, oltre al litorale della Liguria, dell'arcipelago toscano e delle Bocche di Bonifacio. Il Santuario si estende su una superficie di 87.500 km2, con 2.022 km di litorale. È un tratto di mare estremamente ricco di vita pelagica e per questo una delle più importanti del bacino mediterraneo. Tra le specie presenti: balenottera comune, globicefalo, capodoglio, zifio, grampo, stenella, delfino comune, stenella striata, foca monaca.
Il Santuario è una delle “case” predilette dai cetacei del Mediterraneo lo dimostrano i dati forniti in conferenza dall'Istituto Tethys, che da 28 anni monitora i cetacei del Santuario per cinque mesi consecutivi l'anno, partendo da Portosole, Sanremo. La stima fornita da Tethys sulla presenza dei cetacei nel Santuario è di circa 150 balenottere comuni e 39.000 stenelle striate e a breve verranno fornite anche le stime di altre specie di cetacei.
Gli obiettivi ambientali - Dice il Wwf che “senza il rafforzamento di Pelagos in Mediterraneo siamo in grado di proteggere realmente solo l'1% del bacino, una percentuale ben al di sotto del 10% come richiesto entro il 2020 a livello internazionale (Obiettivo Aichi n. 11, in attuazione della Convenzione internazionale sulla diversità biologica): con un Santuario ben funzionante l'area del Mediterraneo effettivamente tutelata salirebbe al 4,56%. Purtroppo il Santuario è ancora un gigante dai piedi di argilla: grandi responsabilità in capo alla Conferenza delle Parti (organo decisionale, che vede la partecipazione di Italia, Francia e Principato di Monaco), ma strumenti unitari insufficienti per l'implementazione di attività coordinate di tutela e di controllo. Manca un ente gestore vero e proprio mentre il segretariato permanente non possiede ancora responsabilità chiare né i mezzi finanziari per garantire uno stato di conservazione favorevole. Anzi, le risorse destinate al Santuario ammontano complessivamente a 490.000 euro l'anno, appena 6 centesimi di euro l'anno per ettaro”.
La presentazione - La presentazione del documento del Wwf è avvenuta nel capoluogo monegasco a bordo di nave Palinuro, il veliero storico della Marina Militare Italiana che ha concluso il suo periplo legato alla Campagna di sensibilizzazione "Mediterraneo" voluta da Wwf e Marina Militare.
L'analisi è stata illustrata dalla presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi, e dalla presidente del Wwf Francia, Isabelle Autissiér, mentre Sabina Airoldi dell'Istituto di Ricerca Tethys ha presentato gli ultimi risultati delle ricerche condotte sui cetacei all'interno del Santuario.
I pericoli per i cetacei - Le ricerche dell'Università di Siena, condotte dal team Laboratorio Biomarkers, finanziate dal Ministero dell'Ambiente, riportano dati allarmanti per l'area del Santuario riguardo al tema dell’immondizia in mare che non interessano solo i cetacei ma l'intera catena alimentare del Santuario.
Poiché il principale mammifero marino di questa parte di Mediterraneo, la balenottera minore (balaenoptera physalus), è un formidabile filtratore esso risulta un indicatore della presenza di sostanze inquinanti: questi giganti si concentrano nel periodo estivo nell'area del Santuario per nutrirsi e ad ogni attività di filtrazione ingeriscono oltre 70.000 litri di acqua. Uno dei principali nemici è rappresentato dalle microplastiche (frammenti di plastica inferiori a 5 mm) derivanti da varie tipologie di rifiuti plastici provenienti da fonti terrestri, da reti di nylon o altri residui dell'industria della pesca. Tali frammenti plastici si accumulano sia sulla superficie marina che nella colonna d'acqua, zone dove si alimentano. in particolare. le balene. La conseguenza per loro è l'assunzione di ftalati (additivi delle plastiche), sostanze che hanno la capacità di alterare il sistema endocrino delle specie animali. Inoltre i materiali plastici fungono da spugne per altre sostanze tossiche presenti sulla superficie marina in particolare inquinanti persistenti (PCBs, HCB, DDT), aumentando così la minaccia per la vitalità delle popolazioni di cetacei.