Nei parchi arriva la “contabilità” della natura. In Italia 56mila diverse specie viventi
Presentato lo studio “Dal capitale naturale alla contabilità ambientale”, il primo in Italia che sistematizza i dati sul patrimonio green delle 23 aree protette. Abbiamo la maggiore varietà di specie in Europa. Il ministro Clini: “I parchi sono il nostro petrolio”
Nei parchi nazionali si trova la maggior parte degli habitat importanti per la vita delle 56mila specie di animali presenti in Italia, il paese europeo con la maggiore varietà vivente. Il 98% sono insetti e altri invertebrati, i mammiferi sono rappresentati da ben 118 specie diverse. Tra le piante, le foreste più significative dei parchi sono faggete e querceti, che danno un valido contributo alla lotta contro l’effetto serra: infatti, in questi territori protetti vengono accumulate 5,1 tonnellate di carbonio in più per ogni ettaro di superficie rispetto al territorio nazionale. Inoltre, i parchi nazionali frenano il consumo di suolo: se in Italia il 17% dei boschi ha ceduto il passo a superfici artificiali, l’attenzione degli enti ha permesso di ridurre al 4,5% l’urbanizzazione in queste aree protette.
Sono questi alcuni dei dati contenuti nello studio “Parchi nazionali: dal capitale naturale alla contabilità ambientale”. La pubblicazione, curata dal ministero dell’Ambiente, raccoglie e classifica i dati sul patrimonio naturale dei parchi: per la prima volta in Italia viene censita la ricchezza di piante, animali, ecosistemi, paesaggi contenuti nei 23 territori presi in esame.
Lo studio è un contributo alla Strategia nazionale della biodiversità (2011-2020). “Nel contesto della Strategia – scrive il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, nella presentazione della pubblicazione – è stato definito un sistema di contabilità ambientale nelle aree protette, a partire da una ricognizione integrata e coordinata del patrimonio naturalistico dei nostri parchi nazionali. Il risultato è di rilievo: il livello di conservazione e salvaguardia naturale nei nostri parchi è infatti concreto ed effettivo, maggiore rispetto alla aree non tutelate”. Ed è un risultato importante, “perché l’emergenza dei cambiamenti climatici richiede di rafforzare ed estendere la resilienza dei sistemi naturali. E perché – conclude il ministro uscente – la crisi economica ci impone di adottare nuovi modelli basati sulla conservazione e la valorizzazione efficiente delle risorse naturali, che sono il nostro petrolio”.
L’obiettivo della nuova legislatura indicato dal ministero è mantenere e aumentare le risorse finanziarie destinate alle aree protette nazionali, che erano 80 milioni di euro nel 2012, con una previsione di aumento all’incirca del 4% nel 2013.
Il progetto è stato condotto da rappresentanti del mondo scientifico, universitario, di Federparchi, del Corpo forestale dello stato e del ministero.