Aree protette: il Gran Paradiso è il parco più conosciuto dagli italiani
In classifica lo seguono lo Stelvio e le Cinque Terre. Allarme della Legambiente: da gennaio morti 12 lupi nel parco d’Abruzzo
Il Parco nazionale del Gran Paradiso è l’area protetta più conosciuta d’Italia. Lo rivela il terzo rapporto “Italiani, turismo sostenibile e ecoturismo”, presentato a Milano dalla fondazione Univerde in occasione della Bit, la borsa del turismo (dal 14 al 17 febbraio).
Nella classifica della notorietà – stilata in base a un sondaggio effettuato da Ipr Marketing – seguono lo Stelvio e le Cinque Terre. Inoltre, il 59% degli italiani è attratto dalla natura incontaminata nella scelta delle proprie mete turistiche e il 68% ha visitato un parco nazionale o regionale. “È sicuramente motivo di orgoglio essere annoverati come il parco più conosciuto in Italia – commenta Italo Cerise, presidente dell’ente che si estende tra Piemonte e Valle d’Aosta – ma riteniamo questo non sia un punto d’arrivo, quanto di partenza”. Secondo Cerise “è necessario lavorare in sinergia con gli enti locali per migliorare le possibilità di arrivo nel parco, in via sempre più sostenibile, e collaborare con le strutture e gli operatori del territorio affinché l’offerta a disposizione dei turisti sia in linea con le loro richieste di qualità ed eco-compatibilità”.
Bracconaggio di lupi in Abruzzo – Dall’inizio dell’anno a oggi sono ben 12 gli esemplari di lupo trovati morti nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm) e nella sua zona di protezione esterna: è stato accertato, per otto di questi animali, il decesso per arma da fuoco o veleno, per due il cimurro, e per gli altri si aspetta il risultato delle analisi dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo. A lanciare l’allarme è Legambiente, che parla di “un attacco al patrimonio di biodiversità del parco e, in particolare, a una specie fortemente protetta a livello nazionale e internazionale”.
In una nota, l’associazione ritiene sia necessario “uno sforzo comune per mettere in atto un’azione di condivisione con le altre istituzioni – ministero, regione, province, comuni, asl – per frenare tutti i fenomeni di illegalità, a partire dal bracconaggio, che investono in maniera preoccupante le aree protette”.