Paura verde - Sono gli italiani i più preoccupati per i cambiamenti climatici
In Italia il 69% della fascia composta da persone tra i 18 e i 34 anni ritiene che il riscaldamento globale sia provocato dalle attività umane, opinione condivisa solo dal 52% degli over 65
I più spaventati in Europa per i cambiamenti climatici sono (a parole) gli italiani. Lo rivelano i risultati dell'indagine condotta dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), in collaborazione con YouGov, società internazionale di analisi dell’opinione pubblica, che ha pubblicato un sondaggio unico nel suo genere che analizza come i cittadini percepiscono i cambiamenti climatici nell'Unione europea, negli Stati Uniti e in Cina.
L’indagine rivela che gli italiani sono uno dei popoli dell'Unione europea più attenti al clima. In totale, l'83% degli italiani si sente preoccupato o allarmato quando pensa ai cambiamenti climatici, mentre il 67% ritiene che questo fenomeno costituisca già una minaccia per l'umanità. In generale l'indagine ha evidenziato una disparità geografica tra gli europei meridionali - particolarmente preoccupati degli effetti dei cambiamenti climatici - e gli europei settentrionali, che non sono altrettanto sensibili al problema.
L'indagine fa emergere un divario generazionale per quanto concerne gli atteggiamenti assunti nei confronti dei cambiamenti climatici. Nella maggior parte dei paesi europei le giovani generazioni sono più attente al clima rispetto alle fasce più anziane della popolazione. In Italia il 69% della cosiddetta “generazione del nuovo millennio”, composta da persone tra i 18 e i 34 anni, ritiene che il riscaldamento globale sia provocato dalle attività umane, opinione condivisa solo dal 52% degli over 65.
Per quanto emerga in tutta Europa una crescente presa di coscienza nei confronti del clima che fa ben sperare, l'indagine evidenzia come, a pochi mesi dalla Conferenza mondiale sul clima (COP24) che si terrà a dicembre in Polonia e a cui parteciperanno i responsabili politici internazionali, la strada da percorrere sia ancora lunga. L'indagine della BEI sul clima ha rivelato che ancora oggi un 20% di cittadini dell'UE non si sente preoccupato quando pensa ai cambiamenti climatici, e ciò nonostante il monito lanciato dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), secondo cui il riscaldamento globale avrà pesanti conseguenze per gli ecosistemi, le comunità e le economie di tutto il mondo.
Rispetto ai cittadini di Stati Uniti e Cina, gli europei comprendono molto meglio le sfide legate ai cambiamenti climatici. In Europa il 78% dei cittadini si è definito preoccupato o allarmato per i cambiamenti climatici, contro il 65% in Cina e il 63% negli Stati Uniti. Allo stesso modo, l'indagine ha inoltre rivelato che gli europei scettici, ovvero coloro che dubitano dell’effettiva esistenza del fenomeno o che lo negano, rappresentano percentuali molto basse, rispettivamente pari al 6% e all'1%. Negli Stati Uniti, invece, le opinioni sull’argomento clima sono eterogenee: un terzo degli americani si definisce allarmato, mentre la percentuale degli scettici nei confronti dei cambiamenti climatici arriva al 14%.
Per Monica Scatasta, Capo della politica ambientale, climatica e sociale della BEI, “Tre anni fa abbiamo raggiunto un consenso globale sulle iniziative da intraprendere per prevenire i cambiamenti climatici catastrofici. Ma i progressi sono ancora troppo lenti. Per quanto gli europei appaiano più consapevoli dei rischi e delle azioni necessarie rispetto all'opinione pubblica negli Stati Uniti e in Cina, è necessario proseguire con un impegno ancora maggiore per indurre la comunità internazionale a passare all’azione in occasione della COP24 in Polonia. Come principale finanziatore mondiale in campo climatico, continuiamo a dare la massima importanza all’azione per il clima nelle nostre operazioni, e siamo convinti che il contributo dei cittadini sia fondamentale se vogliamo che gli obiettivi di Parigi diventino realtà”.