Black energy – La Bei stanzia 440 milioni per una centrale a carbone in Slovenia. Ma l’Europa non lo sa
Il finanziamento della Banca europea per gli investimenti non è stato ancora erogato perché non approvato dal parlamento di Bruxelles. L’impianto andrebbe contro la volontà politica di decarbonizzazione della Ue
La Banca europea degli investimenti, in barba agli obiettivi europei del 20/20/20, avrebbe concesso un prestito di 440 milioni di euro alla Slovenia per la costruzione di una centrale elettrica a carbone. Si tratta di un secondo finanziamento in questo settore, venuto alla luce solo ai primi di dicembre, dopo che la banca aveva già finanziato per 110 milioni di euro un'altra centrale di potenza a nord della cittadina di Sostani.
Il nuovo finanziamento non è stato ancora erogato perché tuttora non approvato dal parlamento europeo e questo, secondo Bankwatch, l'organismo europeo cui è demandata la sorveglianza sull'operato della banche, dovrebbe dare alla Bei “il tempo necessario per riflettere su un'iniziativa che va contro la politica di decarbonizzazione dell'Unione”.
A pochi giorni dalla decisione della Banca mondiale degli investimenti che ha finanziato la costruzione di una centrale a carbone in Mongolia, anche l'organismo bancario europeo avrebbe adottato una analoga decisione, promuovendo investimenti in un settore energetico certamente remunerativo, considerato il basso costo del carbone e la sua disponibilità, ma che cozza contro la politica comunitaria fortemente impegnata a ridurre le emissioni di biossido di carbonio dell'80-95% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050.
Alle perplessità ambientali si aggiungono poi le obiezioni sollevate sulla trasparenza dell'appalto per la costruzione della centrale. Gli autori del rapporto del Bankwatch, infatti, sostengono che i controllori sloveni che garantiscono la correttezza delle procedure sono dipendenti di una società che detiene il 6% del pacchetto azionario della società proprietaria della nuova centrale.