Le polveri nell’aria. In Lombardia resta l’inquinamento. Nuovo documento Liquigas contro i pellet
Secondo le rilevazioni dell’Arpa, in nessuna provincia è stata superata la seconda soglia del “protocollo aria”. La società leader del Gpl accusa ancora i concorrenti (legna e pellet) per le emissioni di Pm10
Le centraline della rete di monitoraggio della qualità dell'aria di Arpa Lombardia hanno registrato valori di Pm10 superiori ai 50 microgrammi per metro cubo in molte stazioni della Regione, in particolare negli agglomerati urbani e nelle zone pedemontane. Permane il superamento della prima soglia di attivazione del "Protocollo per l'attuazione di misure temporanee per il miglioramento della qualità dell'aria" in provincia di Brescia (il periodo più lungo, quasi 3 settimane oltre il limite), seguita da Bergamo, Milano, Monza, poi a Como, Lecco, Varese e infine Pavia, Cremona e Mantova, che avevano accumulato appena 1 giorno di superamento.
Le accuse della Liquigas - Per questo motivo la Liquigas, che opera nel settore del Gpl e Gnl per uso domestico, commerciale e industriale, ha ripetuto le accuse contro la concorrenza apportata dalla combustione della legna e delle stufe a pellet, le quali sono una fonte di emissioni di Pm10. “Già lo studio sugli impatti energetici e ambientali dei combustibili nel settore residenziale condotto nel 2015 da Enea - afferma la Liquigas - aveva dimostrato come il riscaldamento nel settore civile, in particolare in caso di utilizzo di biomassa, contribuisse in maniera maggiore rispetto ad industria e trasporti alle emissioni di particolato fine. In aggiunta, da una ricerca condotta da Innovhub Stazione Sperimentale per l'Industria, intitolata Studio comparativo sulle emissioni di apparecchi a gas, Gpl, gasolio e pellet, emerge chiaramente che legna e pellet, anche se certificati ed impiegati in impianti di gamma medio-alta, contribuiscono in maniera significativa all'inquinamento atmosferico. Tale fenomeno interessa non solo gli impianti di vecchia generazione, ma anche quelli nuovi e attualmente in commercio. In particolare, dallo studio emerge che le emissioni di particolato (Pm) generate dalle stufe a pellet sono di due ordini di grandezza superiori rispetto agli impianti a combustibili gassosi, mentre il particolato della legna da ardere è di tre ordini di grandezza superiori. Si va da 23.9 g/GJ a 83.8 g/GJ per le diverse tipologie di pellet e stufa, fino ad arrivare a 254 g7GJ della legna, contro valori trascurabili di gas naturale e GPL (< 0.04 g7GJ)”.
L’amministratore delegato Arzà - "L'inquinamento dell'aria rappresenta un problema non più rinviabile non solo nelle nostre città, ma anche in zone rurali e montane. Un problema che deve essere affrontato con misure concrete e utili a disincentivare l'utilizzo di fonti energetiche e tecnologie inquinanti" ha dichiarato Andrea Arzà, amministratore delegato di Liquigas. "Numerosi e autorevoli studi confermano che le biomasse rappresentano la principale causa di inquinamento da riscaldamento domestico, il comparto che più contribuisce alla cattiva qualità dell'aria. Siamo favorevoli a tutte le iniziative che possono aiutare a contenere le emissioni in ambito civile e, quindi, migliorare la qualità di vita degli italiani e la loro salute. E rinnoviamo il nostro impegno a fianco delle istituzioni preposte ad agire".
Bernocchi dell’Anci - "Passare dal gasolio al Gpl e al Gnl - ha spiegato Filippo Bernocchi, delegato Anci a energia e rifiuti - comporterebbe notevoli risparmi economici e al contempo una considerevole diminuzione delle emissioni di poveri sottili. In Italia è necessario intervenire prima di tutto sulle municipalità non servite dalla rete del metano: si tratta di più di 1.300 realtà in cui vivono circa 4 milioni di persone”.