Ecologia

Potrebbe trattarsi di rifiuti speciali e pericolosi e l’ipotesi è che si tratti di un traffico di rifiuti

Migliaia di tonnellate di materie prime seconde sarebbero state riutilizzate senza alcun trattamento, sotto forma di miscele per realizzare solventi, ma a parere dei carabinieri forestali dell'Emilia-Romagna in un'indagine coordinata dalla Dda della Procura di Bologna (Pm Stefano Orsi) si tratterebbe di rifiuti speciali e pericolosi. È stato deciso il sequestro di un'azienda chimica ad Argenta, nel Ferrarese. Nell'operazione sono coinvolte altre due società: una società con sede a Matelica, nel Maceratese, specializzata nella vendita di diluenti e proprietaria dell'azienda ferrarese, e un'altra ditta nel Lodigiano. Cinque le persone indagate, fra amministratori, direttori area e responsabili ambientali dell'azienda di Argenta. Tutti sono accusati di traffico illecito di rifiuti pericolosi.  Uno dei dirigenti, un imprenditore che è amministratore sia della società ferrarese che della Spa marchigiana, è indagato anche per frode in commercio.
Secondo l'accusa, sebbene regolarmente autorizzata al recupero e al trattamento dei rifiuti, l'azienda di Argenta avrebbe in molte occasioni evitato di fare le lavorazioni necessarie a rendere innocue le scorie, di provenienza sanitaria o petrolchimica, rimettendole sul mercato dopo un semplice cambio di etichetta sui fusti.
Il riutilizzo dei prodotti senza bisogno di trattamento era stato definito dagli indagati come "fare plin", termine che ha poi dato il nome all'indagine.
I residui non trattati sarebbero stati utilizzati nella produzione di diluenti e solventi, distribuiti dalla società di Matelica e in parte da quella di Lodi. Dai documenti trovati nelle perquisizioni eseguite nelle varie società, gli investigatori hanno ricostruito che questo espediente sarebbe stato messo in atto almeno dal 2014 ad oggi, con una movimentazione di circa 12.000 tonnellate di rifiuti.