Smog. L’Italia a giudizio in Europa per le Pm10. Tutti i dettagli e i pareri
Le condizioni meteoclimatiche della pianura padana impediscono la riuscita di politiche efficienti. La Regione Lombardia contrattacca
Le politiche italiane per frenare l’inquinamento dell’aria nella zona padana, contaminata da polveri fini e ossidi di azoto di provenienza civile, agricola e industriale, per le condizioni meteoclimatiche della pianura hanno dimezzato in pochi anni la presenza di inquinanti nell’aria, ma non sono state sufficienti a mantenere l’inquinamento sotto i livelli massimi indicati dalla Ue. Per questo motivo la Commissione Ue ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia europea per aver violato le norme europee antismog. La decisione si riferisce alla ripetuta violazione dei limiti Ue per il particolato Pm10.
Gran parte delle polveri fini e degli ossidi di azoto rilevati nell’aria padana sono generati dalla combustione di legna e pellet nelle stufe delle case della pianura e nella zona di Frosinone, ma anche dagli allevamenti zootecnici, dalle lavorazioni agricole sui campi, dalle concimazioni, da attività industriali e traffico e di origine naturale. La conformazione unica in Europa della pianura padana favorisce la concentrazione di questi inquinanti, che altrove vengono dispersi dal vento.
Con la stessa motivazione, l'esecutivo Ue ha deferito Ungheria e Romania e ha denunciato alla Corte anche Francia, Germania e Regno Unito per il superamento dei limiti di biossido di azoto (NO2).
Inoltre, la Commissione ha deciso di deferire Francia, Germania, Ungheria, Italia, Romania e Regno Unito alla Corte di giustizia dell'UE per il mancato rispetto dei valori limite stabiliti per la qualità dell'aria e per aver omesso di prendere misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento. La Commissione sta inoltre inviando lettere di costituzione in mora complementari a Germania, Italia, Lussemburgo e Regno Unito, per aver violato le norme dell'UE in materia di omologazione dei veicoli.
Misure di lotta contro l'inquinamento atmosferico - Le misure proposte dalla Commissione si fondano su tre pilastri principali: norme sulla qualità dell'aria; obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni; e norme in materia di emissioni per le principali fonti di inquinamento, ad esempio per le emissioni degli autoveicoli e delle navi e quelle del settore energetico e dell'industria. Per contrastare le emissioni di inquinanti atmosferici generate dal traffico, la Commissione rafforzerà ulteriormente la propria collaborazione con le autorità nazionali, regionali e locali per giungere a un approccio comune integrato alla regolamentazione dell'accesso degli autoveicoli alle aree urbane, nel quadro dell'agenda urbana per l'UE. Inoltre, la Commissione ha condotto un'ampia riforma, in modo da garantire che le emissioni di inquinanti atmosferici dei veicoli siano misurate in condizioni reali di guida.
Migliorare il rispetto della normativa - La Commissione sta adottando misure per affrontare i gravi e persistenti superamenti dei valori limite per le due principali sostanze inquinanti che incidono sulla salute: il biossido di azoto, per lo più causato del traffico stradale e dall'industria, e il particolato, che è presente soprattutto nelle emissioni dell'industria, del riscaldamento domestico, del traffico e dell'agricoltura.
La Commissione ha deciso di deferire Francia, Germania e Regno Unito alla Corte di giustizia dell'UE per il mancato rispetto dei valori limite per il biossido di azoto (NO2), e per aver omesso di prendere le misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento. Ungheria, Italia e Romania sono state deferite alla Corte di giustizia per via dei livelli costantemente elevati di particolato (PM10). I limiti stabiliti dalla legislazione dell'UE sulla qualità dell'aria ambiente (direttiva 2008/50/CE) dovevano essere raggiunti rispettivamente nel 2010 e nel 2005.
Questa iniziativa fa seguito a un vertice ministeriale sulla qualità dell'aria, convocato dal Commissario Vella il 30 gennaio 2018, come ultimo sforzo per trovare soluzioni atte a contrastare il grave problema dell'inquinamento atmosferico in nove Stati membri. I 6 Stati membri in questione non hanno presentato misure credibili, efficaci e tempestive per ridurre l'inquinamento entro i limiti concordati e quanto prima possibile, come richiesto dalla normativa dell'UE. La Commissione ha pertanto deciso di procedere con un'azione legale.
Per quanto riguarda la Repubblica ceca, la Slovacchia e la Spagna, le misure in corso di attuazione o previste, come comunicato alla Commissione a seguito del vertice ministeriale sulla qualità dell'aria, sembrano essere in grado di affrontare in modo adeguato le carenze individuate, se correttamente attuate. Per questo motivo la Commissione continuerà a monitorare da vicino l'attuazione di tali misure, nonché la loro efficacia nel porre rimedio alla situazione il più presto possibile.
Le procedure di infrazione proseguono per 4 Stati membri - La Commissione sta prendendo ulteriori iniziative nell'ambito delle procedure di infrazione contro 4 Stati membri per aver violato le norme dell'UE in materia di omologazione dei veicoli a motore. La Commissione ha deciso in data odierna di inviare ulteriori lettere di costituzione in mora a Germania, Italia, Lussemburgo e Regno Unito.
L’omologazione delle auto - La legislazione dell'UE in materia di omologazione impone agli Stati membri di disporre di sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive per scoraggiare i fabbricanti di automobili dal violare la legge. Laddove si verifichi una tale violazione, ad esempio tramite il ricorso ad impianti di manipolazione per ridurre l'efficacia dei sistemi di controllo delle emissioni, occorre mettere in atto misure correttive, quali i richiami, e applicare sanzioni (articoli 30 e 46 della direttiva 2007/46 e l'articolo 13 del regolamento n. 715/2007).
La Commissione ha aperto una procedura di infrazione contro Germania, Lussemburgo e Regno Unito nel dicembre 2016 relativa al gruppo Volkswagen e ha inviato lettere complementari di costituzione in mora nel luglio 2017, richiedendo ulteriori chiarimenti. La Commissione ha inviato altre lettere di costituzione in mora per chiedere maggiori informazioni sulle inchieste e i procedimenti giudiziari nazionali relativi a tali infrazioni.
Inoltre, in seguito alla scoperta di nuovi casi di irregolarità nella gestione dei motori in diversi veicoli diesel (veicoli Porsche Cayenne, Volkswagen Touareg e Audi A6 e A7), la Commissione chiede alla Germania e al Lussemburgo, in quanto autorità di omologazione competenti, quali misure correttive e sanzioni siano previste. La Commissione chiede inoltre chiarimenti al Regno Unito sulla legislazione nazionale prevista.
Il caso Fiat - Nel maggio 2017 la Commissione ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato adempimento degli obblighi derivanti dalla normativa dell'UE in materia di omologazione dei veicoli da parte di Fiat Chrysler Automobiles. Nel frattempo, l'Italia ha adottato misure correttive, ordinando al gruppo Fiat Chrysler Automobiles di effettuare un richiamo obbligatorio nell'Unione europea. Nel quadro dell'attuale scambio, la Commissione richiede informazioni supplementari sulle concrete misure correttive adottate e le sanzioni applicate.
Un'ulteriore lettera di costituzione in mora costituisce una richiesta di informazioni ufficiale. Gli Stati membri dispongono ora di due mesi di tempo per replicare alle argomentazioni addotte dalla Commissione; in caso contrario, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.
Informazioni generali
L’aria sporca - Nell'Unione europea, la qualità dell'aria è generalmente migliorata negli ultimi decenni, spesso grazie agli sforzi comuni dell'UE e delle autorità nazionali, regionali e locali. Tuttavia, la qualità della vita di molti cittadini dell'UE continua ad essere messa a repentaglio in modo inaccettabile. L'inquinamento atmosferico provoca direttamente malattie gravi e croniche come asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni.
Biossido di azoto (NO2) – Germania: in 26 zone di qualità dell'aria, tra cui Berlino, Amburgo, Monaco e Colonia, le concentrazioni annue riferite nel 2016 raggiungevano gli 82µg/m3 rispetto a un valore limite di 40 µg/m3 (a Stoccarda). Francia: in 12 zone di qualità dell'aria, tra cui Parigi, Marsiglia e Lione, le concentrazioni annue riferite nel 2016 raggiungevano i 96 µg/m3 (a Parigi). Regno Unito: in 16 zone di qualità dell'aria, tra cui Londra, Birmingham, Leeds e Glasgow, le concentrazioni annue riferite nel 2016 raggiungevano i 102 µg/m3 (a Londra). In totale, vi sono 13 casi d'infrazione in corso nei confronti degli Stati membri (Austria, Belgio, Repubblica ceca, Germania, Danimarca, Francia, Spagna, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Regno Unito). Con la decisione Germania, Francia e Regno Unito sono i primi a essere deferiti alla Corte; tutti e tre i casi fanno seguito ai pareri motivati comunicati nel febbraio 2017.
Particolato (PM10) – Italia: in 28 zone di qualità dell'aria, comprese le regioni Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto, i valori limite giornalieri sono stati costantemente superati, arrivando nel 2016 fino a 89 giorni.
Ungheria: in 3 zone di qualità dell'aria, Budapest, Pecs e valle del Sajó, i valori limite giornalieri sono stati costantemente superati, arrivando nel 2016 fino a 76 giorni. Romania: nell'agglomerato di Bucarest, i valori limite giornalieri sono stati costantemente superati da quando il diritto dell'Unione europea è divenuto applicabile alla Romania, e nel 2016 per 38 giorni. In totale, vi sono 16 casi d'infrazione in corso nei confronti degli Stati membri (Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Ungheria, Italia, Lettonia, Portogallo, Polonia, Romania, Svezia, Slovacchia e Slovenia). La Corte di giustizia dell'Unione europea ha ritenuto la Bulgaria e la Polonia colpevoli di violazioni della legislazione dell'UE, rispettivamente il 5 aprile 2017 e il 22 febbraio 2018. La decisione fa seguito a un parere motivato inviato all'Italia nell'aprile 2017, a un parere motivato supplementare inviato alla Romania nel settembre 2014, e a un ulteriore parere motivato inviato all'Ungheria nel marzo 2014.
In tutti i casi di superamento dei valori limite stabiliti dalla normativa dell'UE sulla qualità dell'aria ambiente (direttiva 2008/50/CE), gli Stati membri sono tenuti ad adottare piani per la qualità dell'aria e a garantire che tali piani stabiliscano misure appropriate affinché il periodo di superamento sia il più breve possibile. In linea con il principio di sussidiarietà, la normativa dell'UE lascia agli Stati membri la scelta dei mezzi da utilizzare per il rispetto dei valori limite.
Il parere dei commissari europei - Karmenu Vella, commissario per l'Ambiente, ha dichiarato: "La decisione di deferire degli Stati membri alla Corte di giustizia dell'UE è stata adottata in nome degli europei. Abbiamo detto che questa è una Commissione che protegge. La nostra decisione dà seguito a questa affermazione. Gli Stati membri deferiti alla Corte hanno ricevuto nell'ultimo decennio un numero sufficiente di “ultime possibilità” per migliorare la situazione. Sono convinto che la decisione porterà a miglioramenti per i cittadini in tempi molto più rapidi. Ma l'azione legale non risolverà di per sé il problema. È questo il motivo per cui stiamo definendo l'aiuto pratico con cui la Commissione può agevolare gli sforzi delle autorità nazionali volti a promuovere un'aria più pulita per le città e le metropoli europee".
Elzbieta Bielkowska, commissaria per il Mercato interno, l'industria, l'imprenditoria e le PMI, ha dichiarato: "Avremo successo nella lotta all'inquinamento atmosferico urbano solo se il settore automobilistico farà la sua parte. I veicoli a emissioni zero sono il futuro. Nel frattempo, rispettare la normativa sulle emissioni è un dovere. I costruttori che continuano a violare la legge dovranno sopportare le conseguenze del loro comportamento illecito".
In una comunicazione intitolata "Un'Europa che protegge: aria pulita per tutti", la Commissione illustra le misure disponibili per aiutare gli Stati membri a contrastare l'inquinamento atmosferico. La Commissione, inoltre, sottolinea la necessità di intensificare la cooperazione con gli Stati membri avviando nuovi "dialoghi sull'aria pulita" con le autorità competenti e utilizzando i finanziamenti dell'UE per sostenere le misure volte a migliorare la qualità dell'aria.
La Lombardia contrattacca - "La Commissione europea segnala un problema reale, ma non può non tener conto dei molti passi avanti fatti dalle Regioni del Bacino Padano e in particolare dalla Lombardia su alcuni inquinanti come, ad esempio, il benzene e l'anidride fosforosa, che non fanno registrare ormai da anni superamenti dei valori limite". Parte da questa considerazione l'assessore all'Ambiente e Clima di Regione Lombardia, per commentare la notizia del deferimento dell'Italia, da parte della Commissione europea alla Corte europea di Giustizia, per la violazione delle norme antismog. "Va anche rilevato - aggiunge l'assessore - che stiamo combattendo inquinanti come il Pm10, dove si rispetta in modo diffuso il limite sulla media annua, mentre il numero di giorni sopra i 50 microgrammi si è quasi dimezzato in 10 anni. Per quanto riguarda invece il biossido di azoto, non supera più il valore limite sulla media oraria, mentre nelle situazioni peggiori la concentrazione media annua si è ridotta da valori intorno ai 100 microgrammi al metro cubo a concentrazioni di 65 microgrammi metro cubo nel 2017. Le politiche ambientali delle Regioni - prosegue l'assessore - hanno ridotto gli effetti, e questo è il risultato concreto di una battaglia che sta producendo risultati e che dovrà continuare. Nei prossimi giorni convocherò il “Tavolo regionale permanente per il risanamento della qualità dell'aria” e successivamente, insieme agli altri assessori delle Regioni del bacino padano, decideremo misure e interventi da adottare con l'obiettivo di attivare tutti gli interventi che permettano di rientrare nei limiti nel più breve tempo possibile, tenendo conto dei costi sociali indotti".
La Pianura padana ha condizioni orografiche e climatiche particolari, che non hanno eguali nel resto d'Europa e che rendono il nostro impegno più difficile che altrove.
Eleonora Evi dei Cinquestelle accusa l’Italia - "Il deferimento dell'Italia per la scarsa qualità dell'aria è la prova più evidente del fallimento delle politiche ambientali portate avanti dalle Regioni e dai Governi italiani negli ultimi vent'anni. Ora più che mai bisogna mettere in campo azioni concrete per combattere lo smog, laddove colpisce di più, come a Milano e in Lombardia, slegandoci dai vecchi modelli di mobilità che hanno contribuito a questa situazione. Naturalmente noi siamo pronti a fare la nostra parte, promuovendo la diffusione dei veicoli a zero emissioni, ma non solo". È un commento amaro, ma rivolto al futuro quello della deputata del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, Eleonora Evi. "Va da sé, infatti, che per migliorare la qualità dell'aria è anche fondamentale lasciarsi alle spalle il predominio dell'utilizzo dell'auto privata - ha continuato Evi - e favorire sistemi di trasporto pubblici, integrati e veramente sostenibili".
Le accuse di Greenpeace - Il responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace Italia, Andrea Boraschi, dichiara: "Il provvedimento adottato dalla Commissione europea non sorprende nessuno. Era annunciato da tempo, e l'Italia ha fatto di tutto o quasi per meritarlo. È la conseguenza lineare dell'inazione dei governi succedutisi negli ultimi anni, e della marginalità delle politiche ambientali e sanitarie nel nostro Paese", dichiara Boraschi. "L'Italia è indietro su molti fronti, quanto a tutela della qualità dell'aria. Ma certamente quello dei trasporti mostra le maggiori criticità. Abbiamo un livello di motorizzazione significativamente più alto degli altri Paesi dell'Unione, mentre la mobilità sostenibile stenta a crescere. Un sistema che si basa sul mezzo privato a benzina o gasolio è un sistema patogeno, oltre che antitetico agli accordi sul clima", conclude.