Lo studio – Lo stretto di Messina poggia sulla zona più sismica del Mediterraneo
Un superteam di ricercatori ha individuato faglie attive nell’area dove si continua a parlare di ponte. La società Stretto di Messina è in contatto con i cinesi per finanziare l’opera già bocciata dall’Europa
La terra tra Sicilia e Calabria è in costante movimento. Le faglie attive attorno allo stretto di Messina si estendono e si contraggono, spingendo a diverse velocità e direzioni. Lo studio, pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” di Nature, è stato condotto da un gruppo di ricercatori dell’università La Sapienza di Roma, Istituto di scienze marine (Ismar), Istituto ambiente marino costiero (Iamc) e Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
Un’indagine che fa luce sull’assetto strutturale dell’area dell’istmo tra Sicilia e Calabria, offrendo informazioni importanti per la valutazione del rischio sismico e geologico. Per la raccolta dei dati gli studiosi hanno utilizzato la nave oceanografica Urania del Cnr.
“Lo stretto di Messina è una delle zone più sismicamente attive di tutta l’area mediterranea”, sintetizza Marco Ligi dell’Ismar. Quale sia stata la sorgente sismica che causò il devastante terremoto del 1908 e il conseguente tsunami, così come altri eventi catastrofici nella zona, resta ancora da chiarire. Ma “questi dati forniscono un nuovo quadro dell’assetto geologico-strutturale della regione – chiarisce l’esperto. – Lo studio ha messo in evidenza che la regione dello stretto è interessata da un complesso sistema di faglie dove coesistono su brevi distanze regimi tettonici diversi: estensionali, trascorrenti e compressivi”.
Com’è noto, il dibattito intorno alle condizioni dell’area sono ripartite nelle scorse settimane dopo che la società Stretto di Messina aveva annunciato di essere alla ricerca di investitori per la realizzazione del ponte, peraltro già bocciato dall’Europa come “opera non prioritaria”. “Cerchiamo fondi privati e l’interesse internazionale esiste, soprattutto da parte cinese”, ha detto l’ad Pietro Ciucci – ripreso dall’agenzia Asca – commentando il decreto legge firmato dal governo Monti il 2 novembre. Decreto che prevede una valutazione tecnica da parte del Cipe e, successivamente, una verifica di mercato sui finanziamenti da reperire, prima del via libera definitivo all’opera.
“Davanti a un’opera pubblica vogliamo dialogare con il governo”, ha sottolineato Ciucci.