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Tutto sul Pnrr italiano, con i 72 miliardi per transizione verde, acqua, rinnovabili, rifiuti

where Bruxelles (Belgio) when Lun, 28/06/2021 who roberto

Tra gli obiettivi chiave l'efficienza energetica negli edifici residenziali, la mobilità sostenibile, le energie rinnovabili e le economie circolari, la riduzione delle discariche irregolari

Il Pnrr italiano, che ha avuto luce pnrr-testo-aggiornato.jpgverde dalla Commissione europea, prevede il 37,5% di investimenti per il clima, poco sopra la soglia fissata dalla Commissione Ue, ma che comunque rimane la cifra più alta tra tutti i Paesi europei, 72 miliardi di euro. Il piano italiano costituisce l’operazione di riforme e investimenti più grande mai definita per un arco di tempo così limitato: le prime e i secondi dovranno infatti essere realizzati entro il 2029, una vera sfida per l’Italia soprattutto per quanto concerne le riforme. Come emerge dalla valutazione della Commissione europea, tra gli obiettivi chiave l'efficienza energetica negli edifici residenziali (12,1 miliardi), la mobilità sostenibile (32,1 miliardi di euro) le energie rinnovabili e le economie circolari (18 miliardi di euro), la riduzione del 75% delle discariche irregolari, la produzione di 200 megawatt di rinnovabili offshore e l'aumento di 4000 megawatt della capacità della rete elettrica, una misura che contribuirebbe ad alimentare l'uso rinnovabili.
 
Efficienza energetica
Per quanto concerne la transizione “verde” l’Italia centra il target Ue, dice Bruxelles: il piano dell’Italia prevede interventi di efficientamento energetico degli edifici, sia attraverso incentivi fiscali sia investimenti diretti per ristrutturazioni di edifici pubblici, scuole, tribunali, alberghi, musei, cinema e teatri; mira ad aumentare la concorrenza nei mercati dell'elettricità e del gas e a promuovere l'uso delle fonti energetiche rinnovabili; include misure a sostegno della produzione di energia offshore e delle reti elettriche intelligenti. Punta anche a ridurre le emissioni di gas serra dei trasporti, affrontare le sfide nella gestione dell'acqua e delle acque reflue, della protezione della biodiversità.
Gli investimenti modernizzeranno gli impianti di gestione dei rifiuti esistenti e ne costruiranno di nuovi.
 
Tecnologie digitali
Per la transizione digitale viene dedicato il 25% della dotazione complessiva di 191,5 miliardi di euro, che supera il minimo del 20% richiesto dalla Ue e prevede investimenti nella digitalizzazione delle imprese, e incentivi fiscali a sostegno della digitalizzazione dei sistemi produttivi.
Tra le riforme, quella volta a sostenere le attività di riciclo dei rifiuti, con bandi più efficaci per migliorare la gestione rifiuti e l'impegno a utilizzare risorse idriche in maniera più efficiente, quella sulla strategia nazionale delle economie circolari, il quadro giuridico per un uso efficiente delle risorse idriche, la semplificazione delle procedure per rinnovabili e ristrutturazioni e quella sui servizi pubblici locali.
 
Mobilità sostenibile
Per la mobilità sostenibile sono previsti 540 km di ferrovie ad alta velocità e il miglioramento di circa 2000 km di altri tipi di ferrovia, in particolare nell'Italia meridionale, con il rispristino di alcune stazioni. Il piano include anche 13mila punti di ricariche elettriche e 365 km di ciclabili.
 
Mezzogiorno e burocrazia
L’Italia prevede riforme volte a rimuovere le barriere all'ingresso in una varietà di settori strategici, semplificare le norme sugli appalti pubblici, eliminare gli ostacoli normativi e amministrativi superflui affrontati dalle imprese. “Le misure per il sistema giudiziario, compresa la riduzione della durata dei procedimenti giudiziari e la riorganizzazione dei tribunali, rafforzeranno la certezza del diritto”.
Il piano mira anche a ridurre le disparità territoriali, destinando almeno il 40% degli investimenti con una specifica destinazione territoriale alle regioni meridionali.
 
Le differenze fra l’Europa e l’Italia

Nei documenti sottoposti all’Ecofin, la Commissione rileva che l’Italia destina il 37% della spesa totale a sostegno degli obiettivi climatici: si tratta di investimenti per finanziare su larga scala progetti per l’efficienza energetica dei palazzi; per promuovere fondi rinnovabili tra cui l’idrogeno.
Poi, riduzione delle emissioni inquinanti dai trasporti con investimenti nella mobilità urbana e rete ferroviaria. Il piano nazionale italiano indica il 40% della spesa totale. La Commissione indica inoltre che il 25% della spesa è a sostegno della transizione digitale: digitalizzazione del business, espansione banda larga e connettività 5G; digitalizzazione della pubblica amministrazione (tra cui sanità, giustizia, educazione). Il piano italiano prevede invece il 27%. La differenza della valutazione fra Roma e Bruxelles è evidente, ma non viene enfatizzata dalla Commissione: semplicemente quest’ultima non ha ritenuto validi ai fini dell’obiettivo della digitalizzazione o dell’obiettivo pro clima certe spese.
 
L’inquadramento del Pnrr
"Il piano contiene un'ampia gamma di investimenti e riforme per affrontare le sfide della transizione verde", scrive Bruxelles, che cita gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, anche con incentivi fiscali, e investimenti diretti per ristrutturazioni di edifici pubblici, scuole, tribunali, alberghi, musei, cinema e teatri.
La Commissione indica che il piano italiano “include misure per contribuire alla sostenibilità delle finanze pubbliche, aumentare la resilienza del settore sanitario, migliorare l'efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro e migliorare i risultati dell'istruzione”.
Inoltre, “dovrebbe stimolare gli investimenti al fine di ridurre le disparità regionali, aumentare l'efficacia della pubblica amministrazione e l'efficienza del sistema giudiziario, migliorare il contesto imprenditoriale e rimuovere le barriere alla concorrenza”. In generale “rappresenta una risposta complessiva e adeguatamente equilibrata alla situazione economica e sociale italiana, contribuendo in modo adeguato a tutti e sei i pilastri previsti dal regolamento dello strumento per la resilienza (Recovery Fund)”. Secondo Bruxelles, il piano “costituisce una risposta complessiva e adeguata alla situazione economica e sociale”. Nessuna delle misure previste “danneggia l’ambiente” (questo è uno dei principi di fondo del Recovery Fund). La Commissione valuta i piani secondo undici criteri e deve indicare se le misure dei governi hanno un effetto che dura nel tempo; fronteggiano le sfide identificate nella raccomandazioni Ue; gli obiettivi intermedi e finali che permettono di monitorare progressi nell’attuazione delle riforme e degli investimenti sono chiari e realistici; se centrano l’obiettivo del 37% di spesa pro clima e l’obiettivo del 20% per il “digitale”; se fornisce un adeguato controllo e meccanismo di audit e mostra la plausibilità delle informazioni sui costi.

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