Autunno sardo – Annuncio shock del patron di Ottana Energia: “Chiudo la centrale, a casa 120 persone”
Per Paolo Clivati mancano le condizioni minime per proseguire e non ci sono prospettive industriali serie. All’origine della decisione ci sarebbe anche il ruolo del partner indonesiano Indorama, che “non può essere ancora preso in giro da uno stato poco serio”
“Chiudo la centrale e chiederò di mettere i lavoratori in mobilità”. Così Paolo Clivati, patron di Ottana Energia, ha comunicato in settimana ai sindacati e ai sindaci del territorio il suo disimpegno dalla zona industriale della Sardegna centrale.
La procedura di mobilità colpirà 120 lavoratori della centrale elettrica, 110 di Ottana Polimeri e 20 operai di una ditta esterna di Oristano. Dopo il Sulcis e il petrolchimico di Porto Torres, si apre un'altra falla nel disastrato panorama industriale della Sardegna.
“Non chiederò la cassa integrazione - ha spiegato - perché mancano le condizioni minime e perché non vedo prospettive industriali serie. È più dignitoso andare via ora, prendendo atto che lo Stato non mi consente di lavorare. Mentre altri imprenditori scappano dall'Isola, io vorrei restare per continuare a dare lavoro, ma questo non mi è permesso''.
In un clima molto teso, l'imprenditore milanese ha ricordato ai sindacati di non aver mai licenziato nessuno, di non aver mai ricevuto denari pubblici e di non essere mai ricorso agli ammortizzatori sociali. Il passaggio più duro è stato quando Clivati ha sottolineato che il partner indonesiano Indorama, che ha un giro di affari di 8 miliardi di dollari nel mondo, “non può essere ancora preso in giro da uno Stato poco serio”.
Per ora nessun incontro è stato fissato al ministero dello sviluppo con Terna, che dovrebbe acquistare l'energia dalla centrale di Ottana e che invece ha smesso di rifornirsi nel nuorese. “Il 3 agosto avevo intravisto un percorso industriale e, nonostante molti avessero manifestato perplessità, io mi dissi fiducioso - ha detto ancora Clivati -; ora, però, mi dite perché dovremmo tornare a quel tavolo? A chiedere che lo Stato mantenga i suoi impegni?”.