Capacity market vs. generazione distribuita, partita aperta
Da un lato il presidente dell’Aeeg Bortoni e il ministro dello Sviluppo economico Zanonato, dall’altro il ministro dell’Ambiente Orlando. In discussione c’è il futuro delle centrali termoelettriche, che viaggiano a metà regime, e quello del fotovoltaico senza incentivi
Si è aperta in settimana la partita che vede da un lato la crisi del termoelettrico a caccia di risorse per rilanciare le proprie centrali, che oggi viaggiano a ciclo ridotto, dall’altro il futuro della generazione distribuita da rinnovabili.
Il presidente dell’Autorità Guido Bortoni, nella sua relazione, ha parlato di un approccio al capacity market, la possibilità che venga “valorizzata” la potenza messa a disposizione anziché solo l'energia prodotta come “una soluzione condivisibile”, anche se ad oggi rimane l’incognita di ritrovare la copertura di quei fondi. Si ipotizzano 400-500 milioni di euro all’anno nei prossimi tre anni in regime transitorio e poi 1,5-2 miliardi all’anno dal 2017, secondo le cifre che rimbalzano nel settore. Li chiedono grandi e piccoli gruppi energetici.
Ecco perché, forse, nella stessa relazione dell’Aeeg si è parlato più volte di riequilibrare la questione incentivi e di oneri di sistema per le rinnovabili. E, secondo QE, il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato avrebbe già espresso l’opinione che si potrebbero recuperare i soldi attraverso l’inserimento degli oneri di sistema proprio per la generazione distribuita. Un’idea che però sbarrerebbe la strada al futuro del fotovoltaico competitivo anche senza incentivi.
Anche lo stesso presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella ha offerto una sponda alle richieste di aiuto dagli operatori termoelettrici. Per non parlare poi di Enel che, per voce del suo ad Fulvio Conti, ha manifestato grande apprezzamento per l’intervento di Bortoni (specie alla voce capacity market).
Sulla vicenda è però intervenuto anche il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Nella sua prima vera dichiarazione programmatica in audizione al Senato ha parlato di rimodulazione di incentivi, ma ha aggiunto: “Dobbiamo puntare su un modello di generazione distribuita che rafforzi la capacità di autoproduzione sorretta da una rete di distribuzione intelligente, in modo da aumentare veramente l’autonomia energetica”.
La domanda, a questo punto, nasce spontanea: si tratta solo di buoni propositi che presto o tardi lasceranno il posto alla real politik o il nuovo responsabile ambientale vorrà fare la voce grossa sulla questione? Si attende il parere autorevole (e forse risolutorio) del premier Letta.