Passera dice no al capacity payment sui take or pay del gas
Il ministro dello Sviluppo economico chiude la porta alla possibilità di remunerare Eni per la sua capacità strategica. Intanto Scaroni getta le basi con Putin per forniture a lungo termine a prezzi più bassi
Il governo è contrario all'introduzione di un sistema di capacity payment sui contratti di lungo termine per le forniture di gas “take or pay”, anche se questa tipologia di accordo rimane la via maestra per la sicurezza delle forniture energetiche dello Stato. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, nel corso di un'audizione alla Camera dei Deputati. Passera è intervenuto anche sulla cosiddetta assicurazione proposta dall'Authority dell'energia per tutelare il consumatore finale dai picchi di prezzo. Pur concordando con il “principio”, il ministro ha parlato di “alcune riserve” che il Governo “intende manifestare all'Autorità”. Il timore è che questo meccanismo possa costituire un disincentivo alla rinegoziazione dei contratti a lunga scadenza.
Intanto proprio sul fronte dei contratti a lunga scadenza, l'ad di Eni Paolo Scaroni
si è detto soddisfatto dei negoziati con Gazprom, compresi quelli per la revisione dei contratti take or pay. “Tutto va secondo gli accordi”, ha detto a margine dell'inaugurazione del South Stream ad Anapa, dopo l'incontro con Alexiei Miller, ad del colosso russo.
“Abbiamo parlato dei nostri contratti per adattarli alle nuove condizioni di mercato, credo ci sia una disponibilità di Gazprom a modulare il loro contratto alle condizioni di mercato, che purtroppo è molto debole in questo momento. Oggi l'Europa consuma il 10% in meno del gas che consumava nel 2008”, ha spiegato Scaroni. “Dobbiamo adattare il nostro contratto che è nato in epoche remote, quando noi eravamo monopolisti del mercato italiano, cosa che non siamo più; dobbiamo tenere conto della mutata condizione di mercato, e mi pare ci sia un dialogo positivo”.
Scaroni ha definito l'inaugurazione del South Stream “una data importante”, ma ha ricordato che mancano altri due passaggi. Il primo, ha precisato, è “la definizione finanziaria del progetto: io non sono particolarmente preoccupato, perché quando avremo uno ship or pay, ossia l'impegno da parte di Gazprom a fornire gas a partire da una certa data, e a pagarlo se non fosse in condizione di fornirlo, la società (il consorzio South Stream Transport, di cui fa parte anche Eni, n.d.r.) è finanziabile senza far ricorso a noi soci di minoranza”. Il secondo passaggio è “l'accordo della Ue “per l'esenzione dall'obbligo di accesso da parte di terzi al gasdotto South Stream'', previsto dal terzo pacchetto energetico della Ue, almeno per il periodo in cui l'opera possa ripagarsi: a giudizio di Scaroni, è “quasi obbligatorio'' per il futuro dell'infrastruttura.
“Non vedo ragioni perché la Ue non debba approvare una infrastruttura che migliora la sicurezza dell'approvvigionamento”, ha proseguito Scaroni. “La Ue a mio parere ha interesse a che ci sia il numero massimo di infrastrutture che ci forniscono gas, soprattutto perché le produzioni di gas europeo sono in declino e quindi avremo sempre più bisogno di gas importato”.