Il no al carbone. Greenpeace in azione a Saline joniche
Climber all'alba sulla ciminiera: "l'Italia esca dall'era del carbone"
Un gruppo di attivisti di Greenpeace è entrato nei giorni scorso nell'impianto della ex Liquichimica Biosintesi, a Saline Joniche, in provincia di Reggio Calabria, dove potrebbe sorgere una nuova centrale a carbone. Due squadre di climber hanno scalato la ciminiera dell'impianto, su cui stanno tracciando la scritta "Stop Carbone", lunga circa 70 metri e leggibile fino a due chilometri di distanza. L'azione fa parte del tour italiano della Rainbow Warrior, la nave ammiraglia di Greenpeace, giunta a Bari pochi giorni fa e diretta a Catania. "Lungo la rotta non possiamo ignorare tutte le testimonianze del presente 'fossile' di questo Paese, nel quale il governo ostacola la crescita delle fonti pulite, scommette sulle trivelle, sembra dimenticarsi del carbone. Qui a Saline, ancora nel 2016, resta in piedi il progetto di convertire l'ex Liquichimica, un vero e proprio cimitero industriale, in una centrale a carbone. Un disastro per questo territorio e una scelta sbagliata per l'Italia", afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.
Il progetto di una centrale a carbone a Saline Joniche risale al 2008, quando la S.E.I. S.p.A. - un consorzio che aveva come azionista principale l'elvetica Repower - chiese l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di una centrale termoelettrica di 1320 MW, convertendo gli spazi e le strutture in rovina dell'ex Liquichimica. Da allora ad oggi i comitati e le associazioni locali, nonché Greenpeace, Legambiente e WWF, hanno condotto una battaglia legale terminata quest'anno con una sentenza del Consiglio di Stato che - ribaltando un pronunciamento del TAR del Lazio - dà il via libera alla realizzazione della centrale, previa un'intesa forte tra lo Stato e la regione Calabria.
Nel frattempo Repower è stata costretta ad abbandonare il progetto in seguito all’esito di un referendum tenutosi nel Cantone dei Grigioni, con il quale i cittadini hanno decretato che le società a partecipazione cantonale non possono investire nella costruzione di centrali a carbone. La S.E.I. risulta in liquidazione, ma il procedimento per l'autorizzazione è ancora pendente e il progetto con le autorizzazioni potrebbe essere ceduto a un'altra società. Per bloccare qualsiasi ipotesi di nuovi investimenti e di nuovi impianti serve una data certa per l'uscita dell'Italia dal carbone.