Le aziende ravennati dell'oil&gas a Milano per la protesta “del sì”
“Bloccare le estrazioni di gas sarà un danno per famiglie e imprese”
Il 13 dicembre imprenditori provenienti da tutta Italia si sono riuniti a Milano per dire sì allo sviluppo dell'Italia. L'iniziativa nazionale era promossa dalla Confartigianato, all'insegna dello slogan “quelli del sì”, per sollecitare al Governo e alle istituzioni misure a sostegno del mondo produttivo rappresentato per il 98% dalle piccole imprese.
A Milano era presente anche una delegazione del Roca, l'associazione che riunisce le imprese operanti nel settore dell'offshore energetico di Ravenna.
Franco Nanni, presidente del Roca (associazione ravennate contrattisti offshore), ha voluto che fosse presente anche “il principale distretto energetico del Paese. Così come ci siamo strenuamente battuti contro i No Triv che sostenevano, attraverso il referendum della primavera del 2016, la chiusura delle attività estrattive, ora torniamo a chiedere fortemente lo sviluppo delle attività in Adriatico, nell'interesse innanzitutto del Paese".
Secondo l’associazione Roca, il gas (la più sostenibile delle fonti energetiche) estratto in Adriatico potrebbe benissimo rappresentare la transizione energetica in grado di traguardarci verso il mix energetico con le fonti alternative. Ormai, però, su 71 miliardi di metri cubi di gas consumati in Italia, la produzione interna è ridotta a 5,7 miliardi, quando 10 anni fa era di 10 miliardi. Ma secondo le stime dell'Ufficio minerario, le riserve accertate di gas in territorio italiano ammontano a 130 miliardi di metri cubi, con un potenziale aggiuntivo pari al doppio, per un valore tra 75 e 100 miliardi di euro. “Parliamo di somme su cui lo Stato o le Regioni potrebbero incassare almeno il 7% di royalties e il 40% di tasse, con benefici per le famiglie che risparmierebbero sulla bolletta del gas. Una ripresa dell'attività offshore in Adriatico favorirebbero nuovi investimenti e un importante rilancio occupazionale 12.000 addetti diretti e 3000 nell'indotto soprattutto nel Nord Italia”, dice l’organizzazione.
Va poi considerato che "per importare mille metri cubi di gas dall'estero almeno il 20% se ne va nell'alimentazione dei compressori degli oleodotti. È evidente che il gas a km zero sarebbe a tutto vantaggio dei cittadini" dice ancora Nanni.