Brasile. Il populismo mette in crisi Petrobras, addio del ceo Parente
Lo sciopero dei camionisti per prezzi più bassi costringe alle dimissioni il vertice che aveva risanato la compagnia petrolifera
Vendite compulsive di azioni sulle principali piazze internazionali, crollo del titolo e dimissioni del Ceo, Pedro Parente. Fino a pochi giorni fa il nome del successore ad interim non era ancora stato annunciato.
Contro il top manager 65enne - visto come l'artefice del rilancio di un gruppo travolto dal suo più grande scandalo di corruzione e dalla cattiva gestione - era montato un pressing da parte di alcuni lavoratori di Petrobras, che hanno incrociato le braccia. Il loro sciopero si è aggiunto a quello dei camionisti, rallentando ulteriormente la più grande economia dell'America Latina.
Parente è stato criticato per avere legato i prezzi dei carburanti a quelli del petrolio (notevolmente rimbalzati).
Gli investitori tuttavia lo vedono come una figura rispettabile grazie alla quale Petrobras ha messo a segno la migliore trimestrale in cinque anni.
Il titolo Petrobras aveva sofferto un calo simile a quello odierno il 24 maggio scorso, il giorno successivo alla decisione del gruppo di tagliare del 10% il prezzo del diesel per 15 giorni. La mossa era pensata per dare al governo e ai camionisti il tempo per negoziare una fine dello sciopero. Gli investitori temevano l'interferenza di Brasilia nella compagnia petrolifera controllata dallo stato.