Giacimenti nell'Artico: Greenpeace termina la protesta contro la Shell
A giudizio in Spagna un’attivista italiana per un abbordaggio no-triv alle Canarie (il video). Azione a Rodi
È terminata, dopo oltre 40 ore, la protesta di ventisei attivisti di Greenpeace Usa che il 29 luglio si erano calati con delle funi da un ponte di Portland (Oregon), sotto cui doveva passare la Fennica, una nave rompighiaccio della Shell, in procinto di salpare verso l’Artico. Per quasi due giorni gli attivisti hanno così impedito che la nave lasciasse il porto statunitense per raggiungere la flotta di trivellazione artica della compagnia petrolifera anglo-olandese. “Sono stati due giorni molto emozionanti per tutti noi, così come per gli oltre sette milioni di persone che hanno già aderito al nostro appello per salvare l’Artico”, ha dichiarato Annie Leonard, direttrice esecutiva di Greenpeace Usa.
Un giudice federale dell’Alaska aveva ordinato a Greenpeace di interrompere il blocco e far scendere gli attivisti appesi al ponte, minacciando multe dal valore crescente, che nel giro di qualche giorno sarebbero passate da 2.500 a 10mila dollari per ogni ora di blocco. Gli attivisti hanno resistito per oltre 40 ore e sono scesi all’arrivo sul ponte delle autorità.
Processo alla donna milanese - Matilde Brunetti, 21 anni, di Milano, l’attivista di Greenpeace ferita dalla Marina Militare spagnola lo scorso novembre durante un abbordaggio contro le trivellazioni alle Canarie, è comparsa davanti a un tribunale spagnolo per difendersi dall’accusa di pirateria. Matilde Brunetti rischia da uno a tre anni di carcere, ma è stata ascoltata sia come indagata sia come vittima, perché Greenpeace ha denunciato la Marina spagnola per negligenza e il ferimento di tre attivisti.
Lo scorso 14 novembre la donna era su uno dei gommoni di Greenpeace che avevano tentato di fermare la Rowan Renaissance, una nave impegnata nelle prospezioni petrolifere alle Canarie.
La Marina spagnola aveva intimato ai gommoni di Greenpeace di allontanarsi dalla nave e per fermare i disobbedienti i gommoni militari spagnoli hanno speronato quelli di Greenpeace; in uno dei colpi Matilde era caduta in mare riportando una frattura scomposta della tibia e del perone. Soccorsa dalla stessa Marina e trasferita in elicottero all’ospedale di Las Palmas, la donna dovette sottoporsi a un intervento chirurgico d’urgenza. Commenta Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia: “Ci preoccupa che un cittadino italiano possa essere accusato di pirateria in uno Stato dell’Unione Europea per una protesta pacifica e non violenta”.
Attivisti a Rodi - “Il petrolio alimenta il debito greco”. È il messaggio che si poteva leggere su un gigantesco striscione di 600 metri quadrati che Greenpeace ha srotolato davanti a una centrale a olio combustibile in costruzione sull’isola di Rodi. Con quest’azione gli attivisti di Greenpeace, provenienti da Grecia, Spagna e Italia, hanno voluto puntare i riflettori su una delle cause meno dibattute della crisi greca: l’elevatissima dipendenza del Paese dalle importazioni di combustibili fossili.
Secondo le stime dell’associazione, per alimentare con il petrolio le sue isole, la Grecia spende 800 milioni di euro in sussidi: una cifra equivalente al taglio delle pensioni proposto per ridurre il debito nazionale. “Greenpeace si unisce a tutti coloro che cercano soluzioni alternative. Ad esempio puntando sulle rinnovabili, anziché spendere altro denaro per tecnologie a petrolio costose e inquinanti. In Grecia come in Italia, il sole è il miglior asset economico”, afferma Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. In concomitanza con l’azione, Greenpeace Grecia ha lanciato anche una colletta internazionale i cui soldi saranno usati per installare pannelli solari destinati alle comunità dell’isola.
Il video dell’azione del 15 novembre al largo delle Canarie.