Milleproroghe. Il Consiglio dei ministri dice no al blocco delle trivelle
Il Cdm ha bocciato l’emendamento che bloccava le concessioni di ricerca di idrocarburi, ufficialmente per estraneità di materia. Proroga al 31 luglio 2024 per i concessionari di derivazioni idroelettriche uscenti
No al blocco delle trivelle. Il Governo boccia la proposta che prevedeva dal prossimo anno lo stop alle concessioni di ricerca di idrocarburi in tutto il territorio nazionale. L’emendamento, alla fine, non è entrato nel testo ufficiale del decreto Milleproroghe approvato dal Consiglio dei ministri, il decreto omnibus che consente ai ministri di ritornare su vecchie proposte di leggi o riforme mai approvate, assieme alle consuete proroghe. È il caso del blocco sulle trivellazioni in mare, da sempre grande cavallo di battaglia dei Cinquestelle e di tutto il mondo green. La bufera sullo stop alle concessioni era scoppiata già con il governo Conte 1 ed è ricomparsa nella bozza del decreto Milleproroghe di quest’anno. Il Cdm ha però bocciato l’emendamento, ufficialmente per estraneità di materia.
Entra invece nel Milleproroghe la proposta, sempre dei pentastellati, la proroga al 31 luglio 2024 del titolo abilitativo dei concessionari di derivazioni idroelettriche uscenti, compresi quelli già scaduti, con stop alla titolarità delle Regioni assegnate nella precedente legislatura dietro le pressioni della Lega.
Le reazione di sindacati e industriali
Lo stop alle ricerche “non solo farebbe aumentare la dipendenza energetica dell’Italia dall’estero, ma metterebbe in seria discussione il sistema industriale del Paese. Ricordiamocelo, siamo la seconda manifattura in Europa e le conseguenze sarebbero chiusure aziendali che impatterebbero drammaticamente sui livelli occupazionali e di reddito di migliaia di famiglie, aumentando la crisi sociale già in corso” hanno dichiarato a riguardo il segretario generale e il segretario nazionale della Filctem Cgil, rispettivamente Marco Falcinelli ed Antonio Pepe. “La giusta transizione energetica che il nostro Paese dovrà affrontare per traguardare gli obbiettivi definiti a livello Europeo sulle emissioni climalteranti, non può prescindere dall’utilizzo del Gas quale vettore che assicuri una transizione sostenibile sia dal punto di vista industriale che dal punto di vista sociale”. Confindustria Romagna "ha seguito con apprensione il tentativo di queste ore di bloccare definitivamente la ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in Italia. Lo stralcio del divieto inizialmente inserito nel decreto Milleproroghe non ci farà abbassare la guardia".
La reazione dei Verdi
"Non vi è alcun dubbio, dalle informazioni che disponiamo, che sia stata Italia Viva di Matteo Renzi a chiedere nella verifica con il presidente del consiglio Giuseppe Conte di stralciare l'art. 20 dal decreto Milleproroghe, che prevedeva la moratoria su nuovi permessi di ricerca di idrocarburi" dichiara il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. “Nelle prossime settimane permessi di ricerca e autorizzazioni a trivellare potranno essere concessi a partite a regioni come l’Emilia Romagna e la Basilicata, dove si concentrano le maggiori istanze di ricerca di idrocarburi, nel mar Adriatico, Ionio e nel canale di Sicilia”. Nella bozza del decreto si spiegava invece che “dal 1° gennaio prossimo non sarebbero più stati rilasciati nuovi permessi di prospezione o di ricerca, ovvero di nuove concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi”. Non sarà così. Anzi, saranno 53 i permessi di ricerca che potranno essere autorizzati nelle prossime settimane. I siti sono elencati sul sito del Mise, e numerosi sono i Comuni lucani annoverati.
Greenpeace, Legambiente e Wwf parlano di scelta non coerente con gli impegni assunti con l'Europa. "Il progressivo abbandono delle trivellazioni di gas e petrolio in Italia, a cominciare da quelle nei nostri mari, come proposto dal ministero dello Sviluppo Economico, infatti, va nella giusta direzione della decarbonizzazione della nostra economia richiesta dall'Europa con l'European Green Deal e soprattutto - scrivono le associazioni - con lo strumento Next Generation EU, che assegna all'Italia nel suo complesso 209 miliardi di euro (il 37% da destinare ad azioni per il clima) e respingerla in Consiglio de Ministri vorrebbe dire contraddire le scelte green del Governo concordate con l'Europa".