Re Rebaudengo (Elettricità Futura) sfiduciato da Confindustria? Perché e che può accadere
Tutta colpa di una posizione che non tiene conto del nuovo corso di Confindustria, aperta a nucleare e gas. Il “100% rinnovabili network” critica duramente la possibile destituzione dell’attuale presidente
Stando a quanto riportato in un articolo del quotidiano La Repubblica, Agostino Re Rebaudengo, il presidente di Elettricità Futura, è accusato di non essere in linea sulla decarbonizzazione con il nuovo corso dell’associazione degli industriali ma (forse) anche di Palazzo Chigi. E per questo sarebbe nel mirino di alcuni associati, i quali non si sa bene quanti ma sarebbero ben scontenti di contarsi: per questo è stata dunque convocata un’assemblea straordinaria il 14 ottobre per decidere le sorti dell’attuale presidente.
Le accuse a Re Rebaudengo
Ma di che cosa è accusato Re Rebaudengo? Stando alle principali organizzazioni ambientaliste riunite in “100% rinnovabili network” costituito da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente e Wwf Italia: “le ripetute uscite del neopresidente di Confindustria Orsini contro il Green Deal non fanno altro che assecondare un possibile declino dell’economia verde made in Italy a favore dell’industria green cinese e statunitense”. La possibile destituzione di un presidente di Elettricità Futura che ha perseguito con forza una politica di decarbonizzazione assolutamente condivisibile non fa altro che confermare i rischi evidenti di ritorno al passato, “tra un possibile ritorno del nucleare che non ha risolto nessuno dei suoi problemi storici, a partire dai costi proibitivi, e lo status quo di un paese in balia dei produttori di gas, che sono ben felici di questa operazione davvero discutibile messa in campo da parti di Confindustria dentro Elettricità futura”.
Che cosa ha fatto in settimana
Solo questa settimana Elettricità Futura e Federazione Anie, le due associazioni aderenti a Confindustria che insieme rappresentano l’intera filiera industriale nazionale dell’energia elettrica, hanno lanciato un appello urgente al Governo affinché “emani una norma che eviti il blocco della filiera nazionale delle tecnologie elettriche rinnovabili in Italia. “Il nuovo quadro normativo - dm Aree Idonee, dl Agricoltura e l'emanando Testo Unico per le rinnovabili - rischia di tradursi in un vero e proprio stop ai progetti già in corso di autorizzazione - in netto contrasto con il principio del legittimo affidamento - e di rendere il 96% del territorio italiano non idoneo alle rinnovabili. L’Italia – dicevano - non può permettersi di correre questo rischio, data la totale discrezionalità lasciata alle Regioni dal dm Aree Idonee, come dimostra il caso della Sardegna il cui disegno di legge sulle aree idonee ha effetti retroattivi e definisce criteri che renderanno non idoneo il 99% del territorio sardo. In assenza di tale intervento normativo, sarebbe di fatto impossibile raggiungere gli obiettivi del Pniec, del Pnrr e del dm Aree Idonee, e si fermerà una filiera composta da eccellenze industriali nazionali competitive a livello mondiale, che purtroppo è sempre più in sofferenza per il calo drastico delle installazioni degli impianti residenziali ed industriali. “Le rinnovabili – ha detto Re Rebaudengo -sono le tecnologie che producono energia elettrica al minor costo e che garantiscono al Paese sicurezza e indipendenza energetica. Il loro sviluppo dovrebbe essere pertanto la priorità, a maggior ragione se si considerano gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2”.