Studio Aiee-Federmanager, nel 2013 la domanda di energia sarà in calo del 5 %
Pesa l’aumento dei costi: dal 2000 al 2012 la fattura energetica è passata da 37 a 64 miliardi di euro, con un' incidenza del 4,5% del Pil. Parallelamente, l'onere per l' approvvigionamento dei soli prodotti petroliferi è salito da 18,6 a 34 miliardi di euro
La domanda energetica nazionale nel 2013 è destinata a scendere ancora. Un calo che, entro fine anno, si stima possa raggiungere il -5,1%. In sostanza si passerà dai 184,2 milioni di Tep del 2011 ai 174,8 del 2013. È questo uno dei principali dati che emerge dallo studio “Il costo dell'energia. Vincoli allo sviluppo e alla competitività”, realizzato da Federmanager Roma e Aiee, che è stato presentato a Roma. Un trend negativo che è in atto da diversi anni e che si è aggravato con la crisi economica partita nel 2008, “cui fa da contraltare - sottolinea Federmanager - l'eccessivo costo dell'energia elettrica che, se non affrontato vigorosamente, mette a serio rischio qualsiasi prospettiva di ripresa dell' economia italiana”.
Le principali problematiche energetiche che l'Italia si trova a dover affrontare sono due: sicurezza dell'approvvigionamento e compatibilità economica dello stesso. Sul secondo punto, lo studio Federmanager Roma-Aiee indica come dal 2000 al 2012 la fattura energetica sia passata da 37 a 64 miliardi di euro, con un'incidenza del 4,5% del Pil. Parallelamente, l'onere per l'approvvigionamento dei soli prodotti petroliferi è salito da 18,6 a 34 miliardi di euro. In totale, l'incidenza della fattura energetica sul Pil è salita dal 2,4% al 4,5, con una crescita dell' 87,5% in 12 anni.
“In Italia - denuncia Tosto - i prodotti energetici vengono utilizzati come veicoli di prelievo fiscale, con la trasformazione di molti operatori in veri e propri sostituti d'imposta. Ciò finisce con l'incidere negativamente sulla competitività delle nostre aziende, a causa degli elevati costi che si trovano a dover sostenere”.
Quanto al costo dell' energia elettrica, “l'Italia paga un prezzo superiore del 30-35% a quello dei principali Paesi concorrenti - aggiunge Edgardo Curcio, presidente Fondazione Energia di Aiee - . E il differenziale è particolarmente significativo proprio nei settori produttivi. Uno squilibrio dovuto sia al mix delle fonti utilizzate per la produzione, sia al carico fiscale e parafiscale che, negli anni, è costantemente cresciuto”.
Per Federmanager gli interventi prioritari sono: rimodulare la fiscalità, razionalizzare gli impianti di produzione in un'ottica di armonizzazione nella distribuzione fra energia elettrica da fonti rinnovabili ed energia elettrica da fonte termica; impostare una nuova diversificazione delle fonti energetiche e delle basi di approvvigionamento.