Imballaggi di plastica. Ricerca: sono usati in quasi la metà degli alimenti
La ricerca condotta da Retail Economics e finanziata dall’industria della carta ha analizzato 1.500 supermercati alimentari in sei Paesi. In Italia i materiali polimerici ricoprono il 46% degli articoli di cibo e bevande. In Inghilterra la plastica vince, con il 66% sono alla pari Italia e Germania, ne usa meno la Francia
Gli imballaggi di plastica hanno un peso notevole sugli acquisti di cibo e bevande. Lo evidenzia una ricerca compiuta su 1.500 supermercati in sei paesi europei. Lo studio, commissionato dall’azienda cartaria DS Smith e condotta da Retail Economics, ha identificato che quasi la metà (46%) degli articoli di cibo e bevande presenti nei supermercati italiani sono confezionati in plastica. Questa montagna di plastica ammonta a 27,3 miliardi di pezzi in un anno in tutta Italia. La maggior parte degli imballaggi proviene da: pane, riso e cereali (87%); carne e pesce (86%); bevande analcoliche (85%); e latticini (81%).
I materiali più popolari
Il Material Change Index ha analizzato i materiali di imballaggio in 25 dei supermercati più popolari in sei paesi europei: Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna e Polonia. I risultati hanno mostrato che i tassi di imballaggio in plastica dell'Italia si aggirano intorno al 66%, classificandosi al terzo posto a pari merito con la Germania. Il Regno Unito è il Paese che fa più affidamento sugli imballaggi di plastica, con il 70% di tutti gli articoli alimentari e bevande sugli scaffali britannici che contengono plastica, davanti a Spagna (67%), Polonia (62%) e Francia (59%).
Il caso francese
La Francia è l'unico Paese in cui meno della metà (49%) dei generi alimentari utilizza la plastica come materiale di imballaggio principale. Ciò è dovuto in parte alla più ampia presenza di banchi freschi (ad esempio boulangerie e fromagerie) dove i prodotti vengono venduti non confezionati, e di sezioni biologiche "bio" che offrono opzioni di acquisto alla rinfusa e di ricarica per articoli come cereali e granaglie.
La performance della Francia è stata anche guidata dal divieto graduale del paese sugli imballaggi in plastica per frutta e verdura fresca. Anche includendo le opzioni pre-preparate e lavorate (ad esempio frutta e verdura essiccate e lavorate), ciò ha portato al più basso utilizzo di plastica in questa categoria al 44% rispetto al 78% del Regno Unito. Si prevede che questo valore scenderà prima di un divieto assoluto che entrerà in vigore a metà del 2026 in Francia.
La lunga strada della deplastificazione
Come sottolinea Paolo Marini, managing director di DS Smith Packaging Italia, "le aziende alimentari stanno compiendo passi avanti nella sostituzione degli imballaggi in plastica, ma per ottenere un cambiamento importante è necessario creare norme condivise a livello globale. L'Unione Europea ha già avviato questo percorso, ma la strada per la deplastificazione è ancora lunga. Per garantire una trasformazione sostenibile e competitiva è fondamentale un trattato globale sulla plastica che unisca gli sforzi di tutti, con l'Ue e gli Stati Uniti a guidare il cammino. Non tutta la plastica può essere sostituita subito, ma regolamentare per ridurne l'uso è la chiave per un futuro senza rifiuti inutili”.