Libri – A Bruxelles la presentazione di "Bioplastics: A case study of Bioeconomy in Italy"
Il volume, curato da Walter Ganapini ed edito da Edizioni Ambiente in collaborazione con Kyoto Club, ripercorre il contesto che ha reso possibile la nascita di un nuovo modello industriale, fondato sull’innovazione, sulle risorse rinnovabili locali e sulla chimica verde
Il 6 marzo viene presentato a Bruxelles il libro “Bioplastics: A case study of Bioeconomy in Italy”, a cura di Walter Ganapini ed edito da Edizioni Ambiente per la collana KyotoBooks in collaborazione con Kyoto Club.
Nel libro viene illustrato un esempio concreto di Bioeconomia che si sta sviluppando proprio in Italia. Il libro ripercorre il contesto che ha reso possibile la nascita di un nuovo modello industriale, fondato sull’innovazione, sulle risorse rinnovabili locali e sulla chimica verde, che costituisce una grande opportunità di crescita per il nostro Paese.
A suggellare l’importanza del tema delle bioplastiche è bene infatti ricordare che in Italia il numero di sacchetti per la spesa monouso in circolazione è diminuito del 50% negli ultimi due anni. Come è stato possibile raggiungere questo traguardo?
Il percorso normativo che ha portato alla realizzazione di questo obiettivo è iniziato alcuni anni fa, con la legge del 27 dicembre 2006, che stabiliva il divieto di distribuzione dei sacchetti per la spesa in plastica tradizionale dal primo gennaio 2010. Il termine venne in seguito prorogato al primo gennaio 2011, data in cui entrò in vigore tramite un comunicato del ministero dell’Ambiente. La norma venne subito recepita con successo all’interno della grande distribuzione organizzata, e determinò un cambiamento di abitudini da parte degli italiani. Di contro, nell’ambito del commercio al dettaglio si è assistito ad una massiccia diffusione di sacchetti realizzati in plastica tradizionale con l’aggiunta di additivi che ne favoriscono la frammentazione, e che tuttavia non rispettano i parametri richiesti dalla suddetta Uni En 13432. A fare chiarezza sul mercato è poi giunto il comma 1 articolo 2 del decreto 2/2012, a sancire che gli unici sacchetti monouso commercializzabili in Italia sono quelli conformi alla norma, che devono riportare le certificazioni di compostabilità rilasciate da laboratori indipendenti ed accreditati a livello europeo.
L’esempio italiano è stato già seguito da altri Paesi europei. Lo scorso 4 febbraio, il ministro per il Rilancio produttivo francese, Arnaud Montebourg, ha detto di augurarsi che anche la Francia promuova l’utilizzo di sacchi monouso biodegradabili, prevedendo una prima tappa già entro la fine dell’anno.