Nasce Certified Plastic Byproduct, il sistema di tracciamento su blockchain
Nuovo passo in avanti per il settore della plastica, dopo Certified Recycled Plastic® arriva il servizio che permette di tracciare i sottoprodotti in modo trasparente e univoco
La sfida dell’economia circolare si gioca oggi lungo tutta la filiera della catena del valore. E, per la precisione, nell’ambito degli industrial byproduct, ovvero i classici “scarti di lavorazione”, per dirla in modo semplice. Quei residui, insomma, che numerose aziende hanno preferito spesso smaltire come rifiuti tout court anziché provare a riutilizzare, con conseguenze gravi per l’ambiente. A questo punto diventa dunque centrale riuscire a valorizzare al massimo l’enorme quantità di residui che si generano durante le diverse attività di produzione, in particolare proprio nel mondo dell’industria dei materiali plastici. L’obiettivo delle aziende è ora quello di qualificare formalmente questi residui di produzione come sottoprodotti, in modo che, dopo un processo di macinatura, siano nuovamente utilizzabili per la realizzazione di semilavorati o prodotti finiti in plastica. Ed è esattamente questo l’obiettivo di Certified Plastic Byproduct®, il nuovo servizio tecnologico che garantisce l’identificazione e la corretta gestione dei sottoprodotti in plastica. Grazie alla tecnologia blockchain è possibile registrare in modo univoco, immutabile e verificabile (sempre, da chiunque e in ogni parte del mondo) le dichiarazioni che qualificano gli scarti di produzione come sottoprodotti, incoraggiando così le aziende a riutilizzare questi materiali.
I numeri e l’evoluzione normativa
Per farsi un’idea dei numeri in gioco, si consideri che in Europa vengono trasformate circa 50 milioni di tonnellate di plastica all’anno (fonte Plasticseurope) e che la quantità di sottoprodotti generati è compresa in un range che va dal 2 al 10 per cento (in funzione della tipologia di processo industriale). Si parla dunque, come minimo, di almeno un milione di tonnellate di potenziali sottoprodotti. A contribuire a velocizzare il cambio di scenario anche in Italia è l’entrata in vigore di una normativa sugli acquisti della Pubblica Amministrazione (e non solo) che mette ora sullo stesso piano sottoprodotti e plastica riciclata. Tutto questo riguarda i materiali che, in campo edilizio, rispondono ai criteri ambientali minimi relativi al cosiddetto “green public procurement”, ovvero i requisiti definiti per le varie fasi del processo di acquisto al fine di individuare la soluzione migliore sotto il profilo ambientale lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.
“Dopo Certified Recycled Plastic®, che permette di tracciare la plastica riciclata attraverso un semplice QR Code – sottolinea Riccardo Parrini, ceo di PlasticFinder, il marketplace della plastica attivo dal 2017 –, mettiamo a disposizione della filiera un nuovo strumento, con un funzionamento del tutto simile, che consente di identificare e tracciare i sottoprodotti nel rispetto della normativa comunitaria e italiana. Si tratta di uno straordinario passo in avanti per l’intero settore, che in questo modo può diventare ancora più trasparente, efficiente e sostenibile. Certified Plastic Byproduct® è online con un portale dedicato e navigabile da tutti a questo indirizzo: certifiedplasticbyproduct.com”.