Così il ghiacciaio del Rutor ha perso 19 milioni di metri cubi d’acqua in 25 anni
L’osservazione delle (ex) nevi perenni italiane per via aerea conferma con puntualità gli effetti del cambiamento climatico. Come funziona la tecnologia DigiSky, che conta tra i fondatori l’ex astronauta Maurizio Cheli
Diciannove milioni di metri cubi, una quantità di acqua necessaria a riempire oltre 7.500 piscine olimpiche. È la perdita di volume stimata su uno dei più importanti ghiacciai italiani, il Rutor (nel territorio di La Thuile, in Valle d’Aosta), a causa dello scarso apporto nevoso degli ultimi anni e delle eccezionali estati. Dal 1999 al 2024 il fronte est del ghiacciaio è arretrato di circa 700 metri (nell’immagine), con un abbassamento della superficie molto significativo.
Sono i dati che emergono dal monitoraggio condotto dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa) della Valle d’Aosta in collaborazione con il GlacierLab del dipartimento di Ingegneria dell’ambiente, del territorio e delle infrastrutture (Diati) del Politecnico di Torino, nell’ambito delle attività di studio e ricerca sui cambiamenti climatici e del loro impatto sui ghiacciai alpini.
Come una lente di ingrandimento
A queste misurazioni contribuisce, con voli in alta quota, DigiSky. L’azienda torinese, che ha il sostegno strategico e finanziario dell’Esa (Agenzia spaziale europea) e di una rete di partner industriali quali Altec, Agenzia Spaziale italiana e Thales Alenia Space, fornisce servizi di ultima generazione per il telerilevamento, che agiscono come “lente di ingrandimento” dell’immagine ripresa dal satellite, grazie a tecnologie e soluzioni utilizzabili su aeromobili dell’aviazione generale. La campagna di volo condotta da DigiSky da alcuni anni alla fine della stagione estiva consente di ottenere la morfologia tridimensionale del ghiacciaio: un modello 3d grazie al quale studiare le modificazioni e valutare l’evoluzione degli spessori di ghiaccio nel tempo.
«Abbiamo capito l’importanza delle tecnologie per il monitoraggio di questa importante risorsa di accumulo dell’acqua allo stato solido e l’abbiamo sviluppata nel contesto dell’Earth Observation», commenta Maurizio Cheli, astronauta e aviatore, socio fondatore di DigiSky.
Servono strategie di adattamento
I cambiamenti climatici, che si manifestano in modo particolarmente marcato nelle aree montuose del Pianeta, rappresentano una minaccia grave per l’uomo e gli ecosistemi, confermano gli esperti che curano il progetto. E le loro conseguenze si ripercuotono su molti e diversi aspetti. L’impatto del riscaldamento globale è evidente sui ghiacciai, la cui variazione è un termometro del climate change. In questo contesto, osservare come questi si stanno modificando con ingenti perdite di massa e riduzione della superficie, a causa dell’effetto combinato di alte temperature e riduzione delle precipitazioni nevose, è un elemento a supporto della definizione delle strategie e azioni di adattamento dei territori di alta quota.