Il Politecnico di Milano sta sperimentando la fibra ottica contro le perdite degli acquedotti
La ricerca del dipartimento di ingegneria civile e ambientale è stata pubblicata dalla rivista internazionale Sensors
Utilizzare sensori e fibra ottica per monitorare le reti idriche contro gli sprechi: l’idea è al centro della sperimentazione del Politecnico di Milano che punta a ottimizzare la rete idrica e i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Sensors.
I ricercatori del dipartimento di ingegneria civile e ambientale hanno sperimentato l'uso di sensori distribuiti in fibra ottica (Dfos) basati sulla tecnologia stimulated brillouin scattering (Sbs) per il monitoraggio delle reti di condotte idriche su lunghe distanze. Alla base di questa tecnologia c’è la comune ed economica fibra ottica per le telecomunicazioni (che porta internet nelle nostre case) in grado di misurare deformazioni al centesimo di millimetro.
La sperimentazione
Gli studiosi hanno lavorato su tubazioni in polietilene ad alta densità (hdpe), le più comunemente impiegate per la realizzazione di impianti di distribuzione.
Avvolgendo e fissando il cavo sensore in fibra ottica sulla superficie esterna del tubo, hanno verificato la capacità di rilevare deformazioni legate ad anomalie di pressione lungo una condotta, come quelle causate da perdite d'acqua.
La sperimentazione si è articolata in due fasi.
“Nella prima – spiegano i ricercatori- abbiamo valutato la sensibilità del layout sensoristico su una tubazione in Hdpe sollecitata con pressione statica. Superata positivamente questa prima fase, ci si siamo quindi concentrati sul rilevamento dell’anomalia di pressione prodotta da una perdita in un circuito di tubazioni con acqua corrente. I risultati ottenuti hanno restituito complessivamente un riscontro positivo sull’uso dei dfos, confermando la possibilità di identificare e localizzare perdite idriche anche molto contenute”.
I ricercatori
Nel futuro, la tecnologia sperimentata verrà ulteriormente sviluppata verso una produzione a livello industriale di tubi di polietilene “nativamente intelligenti”, in cui i dfos sono integrati nella superficie della condotta durante il processo di estrusione.
Lo studio, firmato Manuel Bertulessi, Daniele Fabrizio Bignami, Ilaria Boschini, Marina Longoni, Giovanni Menduni e Jacopo Morosi, è disponibile a questo link.